La partita a poker vincente di Matteo Renzi, il “rottamatore”

Il piano di Renzi che fin dall’inizio prevedeva l’arrivo di Mario Draghi, e la demolizione di Conte

reddito

Una strategia di largo respiro quella di Matteo Renzi, che di fatto ha messo in crisi Conte, avendo già come obiettivo questo radicale cambiamento di passo e di governo. Il leader di Italia Viva Aveva un piano chiaro fin dall’inizio, e l’ha portato avanti passo dopo passo. Con freddezza, determinazione, ed anche con un pizzico d’azzardo. Come un giocatore di poker ha tenuto coperte le sue carte, spingendo gli avversari a scoprire le loro. Magari illudendoli che sarebbe andata come avrebbero voluto loro, con il Conte-ter.

LUI VOLEVA DRAGHI

E invece è andata come voleva lui, è arrivato Mario Draghi. Il suo primo passo è stato alzare la tensione, qualche settimana fa, attraverso una raffica di critiche sul Ricovery plan, alla Cabina di regia, al “Mes!. Renzi, soprattutto all’inzio, si è impuntato sulla delega ai Servizi segreti, che Conte non voleva lasciare. Certo, qualche risultato l’aveva ottenuto, ma comunque è andato avanti, al grido «Noi parliamo di contenuti, non di poltrone». Ed a supporto della sua tesi, le poltrone le ha mollate davvero. Ha convinto le ministre Bellanova e Bonetti oltre il sottosegretario Scalfarotto a dimettersi. A quel punto è stato chiaro dove voleva andare a parare. Prevedendo che Conte avrebbe cercato i “responsabili”, si è assicurato che dal suo partito nessuno se ne andasse.

iL PROGETTO STAVA FUNZIONANDO

Pallottoliere alla mano ha capito che il suo progetto stava funzionando perfettamente: l’operazione “responsabili è fallita. Conte ha incassato una fiducia striminzita e si è dimesso E la tattica renziana è andata oltre, a tappe intermedie. Mentre tutti andavano da Mattarella mettendo sul tavolo il nome di Conte, lui si è limitato a dire: «Non poniamo veti su nessuno, ma di affidare un preincarico al presidente dimissionario non se ne parla. Meglio un esploratore». Fico, appunto. L’atto finale del suo disegno era semplice: alzare la posta. Al tavolo con Fico ha detto no a tutto, ha chiesto ministeri, si è opposto alle richieste degli altri partiti, dando a loro la colpa. Non accettando mediazioni, ha fatto ballare tutti e li ha tenuti sulla corda. Ha fatto credere loro che avrebbe mandato giù il rospo accettando un Conte-ter, e invece è andato avanti fino alla bocciatura totale del tavolo della trattativa. La strategia iniziale prevedeva Mario Draghi, demolendo Conte, e così è andata: un piano perfettamente riuscito. Con un effetto collaterale non da poco: la lacerazione dei 5 Stelle e del Partito Democratico. Il “rottamatore” è tornato in azione, anche se il futuro è tutto da riscrivere, comprese le prospettive per il suo partito.