Paura all’Ucciardone, rubano le chiavi all’agente e picchiano un altro detenuto

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Spedizione punitiva al carcere Ucciardone di Palermo. Un detenuto è stato aggredito nella serata di ieri da alcuni uomini, anche loro reclusi nella struttura palermitana, che sono riusciti a rubare le chiavi a un agente e le hanno utilizzate per aprire una delle stanze. Giunti nella cella di un detenuto extracomuintario, lo avrebbero pestato e aggredito al volto prima di scappare.

Dopo l’accaduto serale, che si è verificato in un piano denominato a “trattamento ordinario”, la direzione dell’istituto penitenziario ha avviato un’indagine interna. Saranno inoltre previsti provvedimenti disciplinari cautelari nei confronti degli aggressori, che sono al momento in isolamento. “Apprendiamo che alcuni detenuti del carcere palermitano dell’Ucciardone, dopo avere sottratto le chiavi all’agente di polizia penitenziaria in servizio nella sezione detentiva, avrebbero aperto alcune celle e avrebbero sfregiato con un taglio sul volto un extracomunitario”. Lo dice Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa polizia penitenziaria. A suo giudizio, si sarebbe trattato di una spedizione punitiva.

Immediatamente dopo il fatto, i detenuti avrebbero restituito le chiavi e sarebbero rientrati nelle rispettive celle.

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“Quanto accaduto, se confermato secondo la ricostruzione che ci è pervenuta, acclara che di fatto il controllo delle carceri è in mano alla criminalità – aggiunge De Fazio – che in qualsiasi momento può portare a termine i propri disegni criminosi, a prescindere dal diuturno impegno che, con profonda abnegazione, viene garantito dalle donne e dagli uomini del corpo di polizia penitenziaria, i quali tuttavia possono davvero poco restando di fatto abbandonati a se stessi”.

Poi il sindacalista spiega i disagi degli agenti penitenziari, “mancanti di 18 mila unità, sottoposti a turni massacranti, senza un apparato organizzativo degno di tal nome, con scarsissimi e inadeguati equipaggiamenti, stremati nel morale e nell’orgoglio di servitori dello Stato e, per giunta, esposti a procedimenti penali e disciplinari, con repentine sospensioni dal servizio quando, nonostante tutto, cercano a loro esclusivo rischio e pericolo di mantenere l’ordine e la sicurezza”.

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Poi l’attacco al Governo: “Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e il governo Meloni si mostrano affetti da “annuncite” cronica, non riuscendo, o non volendo, a produrre niente di significativo. Serve immediatamente deflazionare la densità detentiva, rimpinguare il numero degli agenti di polizia penitenziaria, assicurare l’assistenza sanitaria. Il carcere è ormai una pentola a pressione pronta a esplodere”.