Pd Sicilia, iniziata la resa dei conti: Barbagallo non si dimette, per Rubino il partito è “dilaniato e confuso”

Il partito democratico si lecca le ferite

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Dopo la clamorosa sconfitta alle elezioni regionali in Sicilia, per il Partito Democratico è iniziata la resa dei conti all’interno del partito. Sono tanti i malumori, ma il segretario regionale Anthony Barbagallo non ha intenzione di dimettersi, come dichiarato in un incontro con i giornalisti a Catania. Non ravviso la necessità di dimettermi, ma di assumermi la responsabilità politica del risultato insieme al gruppo dirigente del Pd. Affronterò con il partito la decisione se scegliere lo scranno romano in cui sono stato eletto, oppure rimanere in Sicilia da deputato. Sarà una scelta approfondita e ponderata”.

Per Barbagallo non bisogna concentrarsi sul “dopo Letta”, ma “serve parlare di temi e contenuti. Il Mezzogiorno deve tornare ad essere in cima all’agenda del partito nazionale. Pensavamo di andare con il M5s, ma il quadro all’ultimo è cambiato per la loro improvvisa marcia indietro. In questo clima di difficoltà il partito siciliano ha risposto con un’affermazione importante di 224 mila preferenze ed 11 parlamentari. Siamo la prima opposizione in Parlamento”.

Antonio Rubino del Pd storce il naso sulle dichiarazioni di Barbagallo: “Il fatto che dichiari di non ravvisare le ragioni per dimettersi dà la cifra della statura politica del segretario regionale. Abbiamo perso malamente e senza appello, c’è un partito dilaniato e confuso, non abbiamo centrato nessuno degli obiettivi politici a cominciare da un’alleanza sgangherata iniziata come farsa e finita in tragedia: ecco alcune delle ragioni per le quali deve liberare il Pd dalla sua segreteria informandolo, al contempo, che del suo destino personale, se in Sicilia o a Roma, non credo interessi a nessuno”.

PD DA RIORGANIZZARE 

La soluzione è solo una per Rubino: “Il partito va rigenerato” e per questo “Barbagallo deve farsi da parte senza ulteriori indugi anche per non correre il rischio di restare solo per accendere e spegnere la luce della sede del partito che ha tenuto chiusa per tutta la campagna elettorale”.

Per Giuseppe Lupo e Fabio Giambrone è necessario analizzare subito le ragioni della debacle politica del Pd convocando subito il congresso. “É necessario e improcrastinabile aprire immediatamente la stagione congressuale, a livello provinciale e regionale, in modo da invertire la marcia rimettendo in moto la partecipazione”.

Il consigliere della Quinta Circoscrizione di Palermo Salvatore Altadonna si dice “per nulla sorpreso per i risultati di questa tornata elettorale. Bastava mettere in fila i fatti per fare una previsione. Dall’incomprensibile rottura con il M5S, alla calata dei paracadutati da Roma, dall’accordo con Di Maio per il quale eravamo quelli di Bibbiano, alla candidatura imposta di Caterina Chinnici (due volte eletta al parlamento europeo con il PD e mai tesserata).

Noi abbiamo, o per meglio dire avevamo, un elettorato attento ai temi e soprattutto legato al riconoscimento territoriale dei propri referenti. È naturale che adesso la nostra gente sia confusa.

Ci hanno visti con ILVA e contemporaneamente con i lavoratori di ILVA, professiamo la partecipazione Politica e poi votiamo il taglio dei parlamentari e l’abolizione delle province sottraendo spazio alla rappresentanza perché non sappiamo più difendere la Politica. Sacrifichiamo le nostre migliori risorse sui territori all’altare della fedeltà ad un segretario anziché a quello dei cittadini, ma cosa potevamo sperare succedesse?

 

DIFENDERE IL PARTITO

 

“Necessita – continua Altadonna – nei prossimi mesi, un confronto interno serrato nel quale gli artefici di tutto questo facciamo i dovuti passi indietro. Il rischio non è perdere altre elezioni ma perdere il PD.

Credo ancora essenziale la forma partito, credo nella tutela di un partito come luogo privilegiato dell’ascolto e dell’elaborazione di soluzioni, non sono però più disposto a credere nella disciplina di partito che garantisce pochi privilegiati sulla pelle dei tanti che lavorano giornalmente sui territori non per la gente ma con la gente.

Stiamo morendo di tattica e strategie. La prova sta nel fatto che perdiamo contro chi, solo per fare un esempio, (governo regionale Musumeci) ha avuto bocciati 31 progetti su 31 del PNRR. Può un Partito politico perdere al di fuori della Politica?”