Pensione di reversibilità, ti spettano 2 assegni, ma se non lo chiedi non te lo daranno mai | Fai subito questa domanda
Una misura a sostegno di chi resta vedovo in una condizione di indigenza e difficoltà, ecco come averlo
La pensione di reversibilità o ai superstiti è un trattamento pensionistico che l’Inps riconosce in caso di decesso del pensionato (pensione di reversibilità) o dell’assicurato (pensione indiretta) in favore dei familiari superstiti, appunto. Ne ha diritto il coniuge o l’unito civilmente. Il coniuge che passa a nuove nozze perde il diritto alla pensione ai superstiti.
Oltre all’assegno mensile si matura anche il diritto a un assegno per una volta pari a due annualità della quota di pensione in pagamento, compresa la tredicesima mensilità, nella misura spettante alla data del nuovo matrimonio. Ne ha diritto anche il coniuge separato e divorziato a condizione che sia titolare dell’assegno divorzile, che non sia passato a nuove nozze e che la data di inizio del rapporto assicurativo del defunto sia anteriore alla data della sentenza che pronuncia lo scioglimento o la cessazione degli effetti civili del matrimonio.
Se svolgi un’attività lavorativa o possiedi altri redditi, potresti subire riduzioni della pensione di reversibilità. La pensione ai superstiti è di regola pari al 60% della pensione che percepita dal defunto, ma in presenza di determinati redditi personali, la quota di prestazione erogata dall’Inps si riduce di una percentuale tanto più elevata quanto maggiore è il reddito.
Nel 2024, la soglia limite per non subire alcuna riduzione dell’importo della pensione è pari a 23.245,79 euro. Se il coniuge del defunto ha un reddito annuo superiore a tale soglia, subirà una riduzione della prestazione spettante pari al 25%. Coloro che ricevono la pensione di reversibilità hanno il diritto, una volta soddisfatti i requisiti, di accedere anche alla pensione di vecchiaia.
A chi spetta l’assegno di vedovanza e come fare domanda
L’assegno di vedovanza è un contributo economico integrativo destinato ai vedovi che si trovano in una condizione di particolare difficoltà. Per beneficiarne, è necessario essere titolari di una pensione di reversibilità e risultare invalidi al 100%, con certificazione di inabilità al lavoro rilasciata da un medico. Questo sussidio è accessibile sia per i vedovi di lavoratori del settore pubblico che privato, ma non spetta ai titolari di pensioni derivanti da gestioni speciali per lavoratori autonomi, come artigiani e commercianti.
La domanda per l’assegno può essere presentata direttamente all’INPS attraverso i suoi servizi online, tramite il contact center, oppure rivolgendosi a un patronato. È possibile richiedere l’assegno in contemporanea alla domanda per la pensione di reversibilità o successivamente. In caso di presentazione tardiva, si possono ottenere arretrati fino ai cinque anni precedenti. Se il beneficiario decede prima di ricevere l’assegno, i suoi eredi possono avanzare richiesta per i periodi non goduti.
Documenti necessari e importo dell’assegno
Per richiedere l’assegno di vedovanza, sono indispensabili alcuni documenti: il verbale di invalidità civile, l’ultima dichiarazione dei redditi (o quelle degli ultimi cinque anni per gli arretrati), la categoria e il numero della pensione di reversibilità, oltre a un documento d’identità valido e al codice fiscale. È importante avere anche il certificato che attesta la data di vedovanza.
L’importo dell’assegno varia in base al reddito del richiedente. Per un reddito familiare fino a 28.659,42 euro, l’importo è di 52,91 euro al mese, mentre per redditi compresi tra 28.659,43 e 32.148,87 euro si riduce a 19,59 euro al mese. Questi valori, aggiornati periodicamente, si basano sulla tabella ANF 19 in vigore dal 1° luglio 2020.