Pensioni 2025, rivalutazione al minimo: milioni di italiani rischiano importi più bassi dal prossimo gennaio

Pensioni 2025, fonte pexels - palermolive.it

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Crollano gli importi delle pensioni, molti italiani si ritroveranno un brutta sorpresa da gennaio

La rivalutazione delle pensioni è un meccanismo annuale che adegua gli importi degli assegni previdenziali all’andamento dell’inflazione, garantendo il mantenimento del potere d’acquisto dei pensionati. Questo adeguamento si basa sull’indice dei prezzi al consumo registrato nell’anno precedente e viene ufficializzato tramite decreto ministeriale.

Il calcolo della rivalutazione avviene applicando il tasso percentuale alla parte dell’importo pensionistico che rientra in ciascuna fascia. Ad esempio, per una pensione di 3.000 euro mensili. La prima quota fino a 2.394,44 euro viene rivalutata dello 0,8%. La parte tra 2.394,44 e 2.993,05 euro viene rivalutata dello 0,72%. L’importo eccedente i 2.993,05 euro riceve un incremento dello 0,6%.

Questo metodo consente un adeguamento più equo, applicando tassi ridotti solo alle somme superiori alle soglie previste. Tuttavia, il risultato è che gli aumenti effettivi per i pensionati, soprattutto per chi percepisce importi bassi, rimangono modesti. La rivalutazione si applica non solo agli assegni previdenziali, ma anche alle prestazioni assistenziali.

Il meccanismo della rivalutazione, benché utile per adeguare gli assegni al costo della vita, mostra così i suoi limiti in contesti di inflazione bassa, rendendo necessario un dibattito più ampio su strategie di supporto per i pensionati con redditi bassi. Le percentuali modeste della rivalutazione rappresentano una sfida politica per il governo Meloni, in particolare rispetto agli obiettivi di sostegno alle fasce più deboli.

Rivalutazione delle pensioni: aumenti ridotti per il 2025

Il Ministero dell’Economia ha ufficializzato il tasso di rivalutazione delle pensioni per il 2025, fissato allo 0,8%, come indicato nel decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 27 novembre 2024. Si tratta di un valore decisamente più basso rispetto al tasso del 5,4% del 2024 e dell’8,1% del 2023. Questa percentuale riflette il rallentamento dell’inflazione registrato quest’anno, ma è comunque inferiore alle stime previste nella legge di Bilancio 2025. Per molti pensionati, questo significherà aumenti minimi, ben al di sotto delle aspettative iniziali.

Il nuovo sistema di rivalutazione utilizzerà le regole della legge n. 448 del 1998, che prevede tre fasce percentuali di adeguamento. Gli assegni fino a quattro volte il trattamento minimo (2.394,44 euro) riceveranno un incremento pieno dello 0,8%. Per importi tra quattro e cinque volte il minimo (fino a 2.993,05 euro), l’aumento sarà del 90% del tasso, pari allo 0,72%. Oltre cinque volte il minimo, il tasso si riduce ulteriormente al 75% dello 0,8%, corrispondente a un incremento dello 0,6%. Questo meccanismo, benché meno penalizzante rispetto a quello introdotto dal governo Meloni nel 2023, genera aumenti limitati per la maggior parte dei pensionati.

Pensioni 2025, fonte pexels - palermolive.it
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Il problema delle pensioni minime

Il tasso di rivalutazione dello 0,8% crea difficoltà per il governo Meloni, soprattutto per il trattamento minimo. Nel 2025, senza interventi straordinari, l’importo base salirebbe da 598,61 euro a 603,39 euro. Con la rivalutazione straordinaria del 2,2%, prevista dalla legge di Bilancio, si raggiungerebbe un massimo di 616,67 euro, con un incremento di meno di 2 euro rispetto all’anno precedente. Questi aumenti ridotti sono lontani dalle promesse di miglioramento sostanziale per i pensionati a basso reddito e potrebbero richiedere ulteriori modifiche alla manovra finanziaria.

Anche altre prestazioni assistenziali beneficeranno di aumenti. Le pensioni di invalidità civile saliranno da 333,33 euro a circa 336 euro al mese, mentre l’Assegno sociale passerà da 534,41 euro a 538,68 euro. Questi incrementi, pur essendo un miglioramento, risultano comunque marginali rispetto alle necessità crescenti dei beneficiari, suscitando perplessità sull’efficacia delle misure adottate per sostenere le fasce più vulnerabili della popolazione.