Pensioni, se continui a lavorare in questa fascia oraria non ci arrivi, all’INPS non torneranno mai conti

Inps (Flaei) PalermoLive
Per alcune categorie di lavoratori andare in pensione sarà più difficile, spieghiamo per chi e che cosa sta succedendo.
Il sistema pensionistico italiano è un meccanismo complesso che garantisce ai lavoratori, una volta raggiunta una certa età o in determinate condizioni, un reddito dopo la cessazione dell’attività lavorativa. Tradizionalmente, il sistema si basava su un modello retributivo, dove l’importo della pensione era calcolato sulla base degli ultimi stipendi percepiti.
Tuttavia, negli anni ’90, con la riforma Dini, si è passati gradualmente a un sistema contributivo, in cui l’importo della pensione è legato ai contributi versati durante la vita lavorativa. Negli ultimi anni, il sistema pensionistico italiano ha subito diverse modifiche, tra le misure più discusse “Quota 100“, introdotta nel 2019, che permetteva di andare in pensione con 62 anni di età e 38 anni di contributi.
Questa misura, tuttavia, è stata sostituita da altre forme di pensionamento anticipato, come “Quota 103“, che prevede 62 anni di età e 41 anni di contributi. Le prospettive per i giovani lavoratori sono incerte. L’aumento dell’aspettativa di vita e il calo demografico mettono a dura prova la sostenibilità del sistema pensionistico.
Molti esperti prevedono che le future generazioni potrebbero dover lavorare più a lungo e ricevere pensioni più basse rispetto alle generazioni precedenti. Per affrontare queste sfide, sono state proposte diverse soluzioni, come l‘incentivazione della previdenza complementare e la riforma del sistema contributivo. Il futuro del sistema pensionistico italiano rimane un tema aperto, che richiede un’attenta riflessione e un dialogo costruttivo tra le diverse parti sociali.
Lavoro full time e part time
Il lavoro a tempo pieno, o full time, prevede un orario di lavoro standard di circa 40 ore settimanali, distribuite generalmente su 5 giorni. Il lavoratore full-time è solitamente assunto a tempo indeterminato e beneficia di tutti i diritti e le tutele previsti dalla legge, come ferie, permessi, malattia e contributi previdenziali completi.
Il lavoro a tempo parziale, o part time, prevede invece un orario di lavoro inferiore al full time, con una riduzione proporzionale dello stipendio e dei benefici. Esistono diverse tipologie di part time, come quello orizzontale (meno ore al giorno) e quello verticale (meno giorni a settimana). Il part time può essere una scelta ideale per chi cerca un equilibrio tra lavoro e vita privata o per chi desidera integrare altre attività.

Lavoro part time e pensione
Lavorare part time non preclude il diritto alla pensione, a patto che si rispetti il minimale INPS, fissato a 10.928 euro annui. Se la retribuzione è inferiore, gli anni di lavoro part time non contano come contribuzione piena, riducendo l’importo della pensione. Ad esempio, con 18 ore settimanali e 450 euro mensili, si accumulano solo 26 settimane contributive all’anno.
Nel settore privato, i periodi part time valgono come quelli full time se si supera il minimale INPS. Un lavoratore con 35 anni full time e 8 part time, rispettando il minimale, avrà 43 anni di anzianità contributiva. Tuttavia, con retribuzione inferiore, serviranno più anni per raggiungere i requisiti pensionistici. Nel settore pubblico, invece, gli anni part time sono sempre calcolati per intero.