Da domani si torna per la quinta volta da inizio emergenza in zona gialla. L’ultima volta fu lo scorso 30 agosto. Di fatto è un passaggio indolore, perché rispetto al bianco cambia poco. Anzi, praticamente nulla, visto che gli ultimi interventi del governo nazionale hanno di fatto cancellato le diversità tra le due zone. E, la differenza più grande, l’obbligo di mascherina all’aperto, in Sicilia è già in vigore da un mese con ordinanza regionale. Ciononostante, c’è preoccupazione per l’andamento delle infezioni nell’isola, con i 5.764 contagi emersi nelle ultime ore. La metà dei quali sono stati registrati tra le province di Palermo e Catania . Un andamento che rappresenta il sesto record giornaliero consecutivo da quando è scoppiata l’emergenza.
La conseguenza di questa situazione è che i ricoveri sono in costante aumento, e ciò fa intravedere lo spettro dell’arancione. Occorre dire che comunque c’è una notevole differenza fra le le ospedalizzazioni del 2020 con quelle del 2021. Certo, la curva epidemiologia su base annuale è palesemente aumentata, ma è chiaro che, grazie alle vaccinazioni, è crollata l’incidenza tra ingressi in terapia intensiva e contagi quotidiani. Basti dire che confrontando l’ultimo Capodanno con il primo gennaio dello scorso anno, si è passati dall’1% allo 0,1%. Ma comunque è ovvio che più si diffonde il virus più aumentano i degenti. E se la crescita di positivi quasi continua registrata nell’isola da oltre un mese non si arresterà, fra tre o quattro settimane in Sicilia ci potrebbe subire un altro passaggio di colore.
Questa possibile circostanza è evidenziata dal monitoraggio della Cabina di regia nazionale, che ha rilevato un aumento dell’indice di contagio (Rt) da 1,19 a 1,25. E al 30 dicembre 2021 si sono evidenziati nei reparti ospedalieri ordinari e nelle Rianimazioni, come riportato dal Giornale di Sicilia, tassi di saturazione rispettivamente del 20% e dell’11% dei posti letto disponibili. Quindi parametri in rialzo del 7% e del 5% nel confronto con i 15 giorni precedenti. Un ritmo di crescita che a fine gennaio potrebbe portare l’area medica al 30% e le terapie intensive al 20% di occupazione, cioè alle soglie di guardia che fanno scattare l’arancione.