Per il “Far West” dello Zen, torna in carcere uno dei “Baruneddi”

La Cassazione ha confermato l’ordine per Carmelo Barone, uno dei protagonisti della sparatoria avvenuta allo Zen l’anno scorso

A distanza di un anno dallo scontro a fuoco in stile “Far West” avvenuto alle Zen, torna in carcere Carmelo Barone, 60 anni, uno dei partecipanti alla sparatoria. L’uomo era stato fermato assieme ad altre 15 persone nell’ambito dell’inchiesta condotta dai militari dell’Arma. Ma l’indagato aveva negato di aver partecipato al conflitto a fuoco, e il gip aveva disposto la scarcerazione del sessantenne, non ravvisando gravi indizi di colpevolezza a suo carico. Decisione, questa, impugnata dalla Procura, che si è anche giovata dell’esito degli esami del Ris arrivato nel frattempo. In essI sono state rilevato tracce di polvere da sparo su una mano del Barone. Per questo la Cassazione riconoscendo la validità del quadro indiziario, ha confermato per lui l’esigenza della custodia cautelare. Con le accuse di tentato duplice omicidio e detenzione e porto abusivo di armi.

LA SPARATORIA FRA I BARONE E I MARANZANO

Il 23 settembre 2020 allo Zen ci fu una sparatoria fra componenti della famiglia Barone, detti i “Baruneddi”, e i fratelli Maranzano. Sull’asfalto di via Ludovico Bianchini restarono sette bossoli di calibro 9 e altri 3 sparati con una pistola Luger. Nonostante i due gruppi avessero fatto fuoco l’uno contro l’altro da distanza ravvicinata, la sparatoria si era conclusa senza feriti. Nel mirino c’era Letterio Maranzano, detto “il pacchione”. Carmelo Barone, assieme al figlio Andrea, si sarebbe armato contro di lui per una questione in sospeso di i soldi e conti.

L’INTERCETTAZIONE

Gli inquirenti hanno potuto effettuare una ricostruzione dello scontro «grazie all’ascolto dell’intercettazione attiva sullo smartphone in uso a Giuseppe Cusimano… A fronteggiarsi erano stati da un lato Carmelo Barone, accompagnato dal figlio Andrea, contro Letterio Maranzano, accompagnato dal fratello Pietro e da tale Toto, identificato come Salvatore Guglielmo, cognato di Letterio Maranzano». Nell’intercettazione Cusimano parla dei «Baruneddi” che «ci spuntarono con le cose, quelli erano armati tutti fino ai denti». Andrea Barone avrebbe sparato «con due pistole contemporaneamente, una per mano…». Cusimano sarebbe intervenuto disarmando «una delle parti». Secondo gli investigatori l’uomo intercettato avrebbe parteggiato per i Barone. Era stato lui stesso a fornire le armi: «Gli ho dato tutte cose a Barone, gli ho detto: “Vai ad ammazzarli a tutti”». E poi, continuando la telefonata dice al fratello: «Andrea si è fatto il conto… vent’anni… a 35 anni sono fuori… t’immagini che conto si è fatto ieri sera?».