Per proteggersi dai bulli un minorenne paga la “scorta” di tre bodyguards”

Secondo i magistrati, i tre ventenni, per difenderlo dai bulli avrebbero approfittato della fragilità del ragazzo, costringendolo a pagare somme fino a 100mila euro

Uno studente 17enne di Vicenza, avrebbe “assoldato” una scorta per essere protetto, durante i suoi spostamenti,  dai bulli che lo perseguitavano a scuola.  Avrebbe deciso di pagare, di sua iniziativa,  tre ragazzi che lo proteggevano portandolo in auto a scuola. I tre ‘body guards’ anti-bulli, approfittando della fragilità del ragazzo, lo avrebbero costretto a versare somme ingenti. La cifra ipotizzata dai magistrati va da 20mila fino a 100mila euro. I fatti risalgono a tre anni fa, in questi giorni il rinvio a giudizio degli indiziati.

LA DENUNCIA DEI GENITORI

A denunciare la vicenda sono stati i genitori della vittima,  che, scoperti gli ammanchi di denaro, hanno convinto il figlio a parlare e hanno denunciato il fatto ai carabinieri. È scattata così l’inchiesta che ha portato il giudice per le indagini preliminari a rinviare a giudizio i tre “body guards” senza scrupoli, accusati di circonvenzione di incapace nei confronti del 17enne che avrebbe anche qualche difficoltà a livello psicologico. A luglio si aprirà il processo a carico dei tre: un 22enne, un 24enne e un 28enne.

LA DIFESA : «CONTESTAZIONI ASSOLUTAMENTE INFONDATE»

La difesa dei tre indagati, che all’epoca dei fatti avevano 19, 21 e 25 anni  rigetta tutte le accuse. Per i legali si tratta di contestazioni «assolutamente infondate». Da parte dei tre accusati c’è la convinzione di poter provare che quei soldi non sono mai arrivati nei loro conti, che il loro stato patrimoniale non è mai cambiato. Il processo inizierà a luglio. La versione difensiva del terzetto, sempre per voce dei legali, è che se anche qualche piccola somma è stata versata, ciò è stato dovuto alla volontà del minorenne. Insomma sarebbe stato lui a voler pagare, in special modo per i viaggi sicuri in auto. I quattro peraltro non si conoscevano prima dell’ “accordo ”. Il 17enne li aveva conosciuti in un locale. I giudici accusano i tre improvvisati “bodyguards” di aver approfittato «dello stato di fragilità psichica ed emotiva del minore».