Il Comune risarcirà pensionato con 625 mila euro per tombino sconnesso

Come conseguenza, dal giorno dell’incidente il pensionato è rimasto paralizzato per sempre su una sedie a rotelle

tombino

Il 15 dicembre 2015 un pensionato camminava a piedi in via Emerico Amari diretto a piazza Politeama. All’altezza del bar Gianflo ha avuto la sfortuna di inciampare in un tombino, rimediando una caduta con conseguenze fisiche disastrose. Il consulente tecnico del Tribunale ha riscontrato, come si legge nel Giornale di Sicilia, «tetraparesi spastica, arto superiore destro immobile; arto superiore sinistro: articola le dita della mano. Incontinenza totale, indossa pannolone. Non deambula autonomamente; si sposta mediante l’ausilio della carrozzina». Inoltre «non assume la stazione eretta e necessita di massima assistenza nei comuni atti della vita quotidiana», cioè «igiene personale, cura di sé, abbigliamento, alimentazione». Ha indicato, cioè, le conseguenze di una «lesione midollare cervicale». Inoltre il malcapitato ha dovuto ricorrere alle cure di un centro di riabilitazione in provincia di Agrigento, con disagi, spese e difficoltà per entrambi i figli.

COMUNE CONDANNATO

La terza sezione civile del Tribunale, col giudice monocratico Luciana Razete, ha stabilito che il Comune è colpevole, e lo ha condannato a risarcire il pensionato, oggi 72enne, con 625 mila euro, e settemila euro ciascuno ai due figli. Anche perché il rapporto redatto dai vigili urbani qualche ora dopo il fatto, e citato dalla sentenza, non lasciava spazio a dubbi. Era stata indicata sul marciapiede «la presenza di un tombino a livello e in prossimità un’area ampia di circa 50 centimetri per 80, con asperità e sporgenze diffuse dell’altezza di circa cinque centimetri».

RELAZIONE DECISIVA

La difesa ha rilevato che questa relazione è decisiva, perché predisposta «quasi nell’immediatezza dei fatti e comunque prima di qualunque altro intervento riparativo», oltre che pienamente «conforme alle testimonianze, rese da soggetti non legati alla vittima da vincoli di parentela o amicizia». Dunque è più che confermato il «nesso causale della caduta rovinosa della vittima» con «la disconnessione e il dissesto del marciapiedi, dove si erano verificati altri episodi analoghi».

VENTI MILIONI IN CINQUE ANNI

Questa sentenza riporta d’attualità il costo che deve sopportare Palazzo delle Aquile come conseguenza della mancata manutenutine di strade e marciapiedi. Come rilevato a settembre dai consiglieri comunali del gruppo Oso, Ugo Forello e Giulia Argiroffi, l’Amministrazione comunale ha collezionato negli ultimi cinque anni una lunga serie di batoste giudiziarie, con debiti per 20 milioni di euro nei confronti degli utenti delle strade cittadine, sia appiedati che motorizzati.