Il ricatto della Libia per i pescatori di Mazara tenuti sequestrati a Bengasi – VIDEO

La Libia per liberare l’equipaggio della Antartide e della Medinea chiede la scarcerazione di quattro scafisti. Presunto ritrovamento di droga a bordo

All’inizio di settembre  alcune milizie attive nel nord-est della Libia a bordo di una motovedetta hanno sequestrato gli equipaggi di due pescherecci siciliani, l’“Antardide” ed il “Medinea”. Entrambi appartengono alla marineria di Mazara del Vallo. Da  allora i 18 marittimi si trovano in stato di fermo nel Paese africano, “ospitati”, a quanto pare, in una specie di villa. I due pescherecci, anch’essi sequestrati,  sono ormeggiati nel porto di Bengasi. È una vicenda molto complessa, perché fin da subito con una nota diramata dall’agenzia Nova si è saputo che  il Comando generale dell’autoproclamato Esercito nazionale libico  guidato dal generale Khalifa Haftar,aveva ordinato alla Marina di Bengasi di non rilasciare i pescatori fino a quando i “calciatori” libici imprigionati in Italia non saranno liberati ed estradati.  

I “CALCIATORI LIBICI” SONO QUATTRO SCAFISTI

I ”calciatori” cui fa riferimento la nota dell’agenzia sono  quattro libici detenuti in Italia da quasi cinque anni con l’accusa di «tratta di esseri umani e immigrazione clandestina». Furono riconosciuti colpevoli dal Tribunale di Catania  sia in primo grado che in appello, per la cosiddetta «strage di ferragosto». Nell’affondamento avvenuto nell’estate del 2015,  morirono quarantanove persone. Su questo episodio  il regista Gianfranco Rosi ha realizzato il film-documentario «Fuocoammare» premiato con l’Orso d’Oro a Berlino.  I quattro libici stanno scontando una condanna a 30 anni. In Libia sono conosciuti come i “giovani calciatori” perché i loro familiari,  fin da  dal loro arresto,  hanno sostenuto che “il loro obbiettivo era emigrare per diventare professionisti in un club europeo”. Già in altre occasioni, nel passato, l’ambasciata libica in Italia ha chiesto l’estradizione dei quattro in Libia.

I LIBICI ALZANO L’ASTICELLA

Nel frattempo i libici nei giorni scorsi hanno dichiarato di avere trovato, nel corso di una perquisizione all’interno dei pescherecci ormeggiati a Bengasi,  alcuni involucri di droga. Appresa la notizia, l’armatore della “Medinea” ha commentato dicendo: «È chiaro che vogliono alzare la posta». L’intenzione è chiara, stando anche  a quanto pubblicato dal “Libyan Address Journal”, dando notizia di un tweet del generale libico Khalifa Haftar: “I pescatori detenuti da oltre venti giorni a Bengasi non saranno liberati se prima l’Italia non rilascerà i quattro calciatori libici oggi in carcere pe rtraffico di esseri umani”. L’ipotesi di uno “scambio di prigionieri” non viene commentata dalla Farnesina. Solamente il ministro degli esteri Di Maio nei giorni scorsi  ha dichiarato: «Non accettiamo ricatti sui nostri connazionali». Oltre questo intervento,  c’è stato silenzio assoluto. Situazione che ovviamente non piace ai familiari dei pescatori ed alla comunità mazarese, che ha anche organizzato un flashmob con fiaccolata. Nell’occasione è stato comunicato che a Roma c’è una delegazione dei familiari e armatori per parlare con il Governo. Se dall’esecutivo dovesse permanere “questo silenzio assordante, la flotta peschereccia si fermerà iniziando una protesta”.