Undici colpi di pistola calibro nove uccisero l’agente scelto del Corpo di Polizia Penitenziaria Antonio Condello. Il fatto accadde nella notte del 17 novembre 1998 a Palma di Montechiaro, in provincia di Agrigento, sua città natale. Un delitto avvenuto per mano di ignoti e del quale ancora oggi non sono chiare le motivazioni.
Nato il 28 aprile del 1966, Condello era in servizio presso la Casa Circondariale “Petrusa” di Agrigento, nella sezione dell’Istituto che ospitava i mafiosi sottoposti al regime del carcere duro. Cinque anni prima, nella stessa struttura, era stato sventato l’omicidio di due tra i quattordici poliziotti penitenziari che avevano lavorato nell’ isola – carcere di Pianosa, in Toscana, a diretto contatto con i boss ristretti, e che erano stati condannati a morte dagli stessi malavitosi. Anche Condello aveva ricevuto pesanti minacce: secondo gli investigatori, l’agente avrebbe pagato con la vita gli anni trascorsi in servizio a Pianosa.
Aveva scelto di fare rientro in Sicilia- tre anni prima della sua morte – per stare accanto ai familiari. Nel supercarcere toscano, aveva fatto parte anche del GOM, il Gruppo Operativo Mobile della Polizia Penitenziaria con compiti di sorveglianza per i detenuti sottoposti al 41 bis. Figlio di un agricoltore e di una casalinga, Condello, celibe, viveva insieme ai genitori e ai tre fratelli in una palazzina popolare nel Villaggio Giordano di Palma di Montechiaro, tra le realtà più complesse della Sicilia. Un luogo dove alla presenza di Cosa Nostra si affianca la forte operatività delle famiglie stiddare, oltre ai clan di stampo paramafioso che operano sul territorio con particolare disinvoltura e ferocia.
L’omicidio di Antonio Condello si consumò in una stradina del Comune ad una trentina di chilometri da Agrigento.
Secondo alcune ricostruzioni, l’uomo, a bordo della sua Fiat 500, trovò la morte dopo essersi recato a un appuntamento con un misterioso soggetto. A scoprire il cadavere la mattina successiva, furono alcuni automobilisti che avvertirono gli investigatori con telefonate anonime. Nelle settimane antecedenti l’uccisione, Condello aveva svolto nel carcere agrigentino soltanto lavori d’ufficio, senza alcun contatto diretto con i detenuti.