“Prigionia difficile”, il racconto dei pescatori liberati in Libia

Il loro arrivo in Sicilia è previsto domenica

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Torneranno domenica a Mazara del Vallo i pescatori dei pescherecci “Medinea” e “Antartide”, liberati nella giornata di giovedì in Libia. L’equipaggio era tenuto in ostaggio da più di tre mesi, ma il viaggio lampo del premier Conte insieme al ministro Di Maio ha favorito il rilascio degli ostaggi

I pescatori si trovano in navigazione per fare ritorno in Sicilia. Sono partiti in ritardo nella notte a causa delle batterie dei motori scariche dopo tanto tempo. “In questi 108 giorni abbiamo cambiato quattro carceri in condizioni sempre più difficili. L’ultimo dove siamo stati era al buio, ci portavano il cibo con i contenitori di metallo e non era buono”. Racconta, in una chiamata via radio, il capitano della “Medinea” Pietro Marrone.

UMILIAZIONI MA NESSUNA VIOLENZA

“Abbiamo subito delle umiliazioni, pressioni piscologiche, ma mai violenze. Quando ci hanno detto che era il ‘giorno buono’ non ci abbiamo creduto”. Svela il capitano dei pescatori.

PRIGIONIERI SEPARATI

“Ci hanno tenuti divisi: italiani e tunisini, separati. In celle buie, senza un processo, e con indosso sempre gli stessi abiti. Ci siamo rivisti dopo 70 giorni, ed è stato bellissimo. Ma ci siamo spaventati. Quando ci hanno detto che sarebbe arrivato il presidente Conte ci hanno anche dato del cibo migliore, ma quello vero lo abbiamo mangiato ieri sulle nostre barche. Siamo felici, stiamo tutti bene, e non vediamo l’ora di arrivare a casa dai nostri familiari e dai nostri amici. Grazie a tutti“. Conclude Marrone.