Il racconto della prigionia di Enrico Domingo, ufficiale dei Bersaglieri

Nell’opera a cura di Vincenzo Nuccio, la via crucis del giovane in un campo di concentramento tedesco durante la Grande Guerra

I diari di guerra e prigionia a cura di Vincenzo Nuccio

Lo scenario storico è quello della Grande Guerra, il conflitto che tra il 28 luglio 1914 e l’11 novembre 1918, sconvolse gli assetti del mondo. E determinò un altissimo numero di vittime sia in Italia che in altre nazioni.

I libri e il cinema hanno narrato, spesso con efficacia, l’immane dolore collettivo per le morti di massa consumate nelle trincee, la sofferenza dei soldati per i commilitoni deceduti in battaglia , le tetre atmosfere dei cimiteri militari.

Tra le opere letterarie più significative degli ultimi anni dedicate al primo conflitto mondiale, merita una menzione speciale “Diari di guerra e prigionia dell’ufficiale dei bersaglieri Enrico Domingo 1915-1918”, a cura di Vincenzo Nuccio.

Enrico Domingo

Come suggerisce lo stesso titolo, l’angolo visuale della narrazione è quello di un giovane ufficiale del Corpo dei Bersaglieri, la cui vicenda si inserisce nella cruda realtà degli anni che videro l’Italia partecipare alla guerra, nell’arco temporale compreso tra il 24 maggio 1915 e il 4 novembre 1918. Anni dominati dall’annientamento dei sogni e delle speranze di un’intera generazione, animata da ideali nobili. Oltre al numero altissimo di morti tra civili e militari, il prezzo da pagare fu elevato anche in termini di ferimenti e mutilazioni che sconvolsero la vita dei soldati e delle loro famiglie.

ENRICO DOMINGO E IL CORPO DEI BERSAGLIERI

Con l’approccio da cronista e all’insegna del massimo rigore storico, l’opera a cura di Vincenzo Nuccio racconta la via crucis del protagonista, uomo di grandi sentimenti e valori.

Un soldato convinto della necessità assoluta di anteporre la nozione di dovere a qualsiasi interesse individuale, in un momento bellico che esigeva l’adesione totale alla causa per la quale si combatteva.

Lontana anni luce dalla retorica nazionalistica che spesso connota il racconto della prigionia e dei sacrifici compiuti dai militari, la pubblicazione edita da Arti Grafiche Palermitane rappresenta una straordinaria occasione per compiere un passo indietro nel tempo.

Un’opportunità per riflettere sul senso di disfatta che tutte le guerre comportano, ma anche sulla progressiva scomparsa, nel corso dei decenni, di un sistema valoriale che metteva al centro coraggio, onore e amore per la Patria.

Ideali altissimi che il Corpo dei Bersaglieri sintetizza alla perfezione, sia nell’iconografia tradizionale che nell’immaginario sociale. Capaci di evocare come pochi sentimenti di orgoglio e dedizione, i Bersaglieri rivivono nelle pagine di Vincenzo Nuccio, con tutto il senso di appartenenza che da sempre li caratterizza.

La prigionia del protagonista è restituita al lettore evidenziando sì il dolore e l’umano senso di annientamento dell’individualità, ma anche la dignità e la resilienza di un’anima valorosa.

La stella polare del giovane eroe del quindicesimo reggimento era una lettera del padre, che preferiva “saperlo morto ma non vigliacco”, malgrado l’immensa sofferenza che la perdita di un figlio comporta per ogni genitore.

Il ritratto collaterale che ne viene fuori è quello di una famiglia tenuta insieme da convinzioni inossidabili che la passione bersaglieresca, ancora una volta, sintetizza con orgoglio.

LEONARDO DOMINGO RICORDA IL PADRE

Il tratto più coinvolgente del libro riguarda la commossa memoria del figlio Leonardo, che traccia un ricordo colmo di ammirazione per il decoro e la dignità paterne nel campo di concentramento tedesco che lo vide prigioniero.

I diari traggono le mosse dal ritrovamento di tre libretti custoditi gelosamente dentro una busta, scritti dal bersagliere tra i primi anni universitari e l’esperienza della guerra.

Stima, ammirazione, evocazione di tempi ormai lontani e valori sempre più rari attraversano il racconto del figlio, tra dati storici e memorie del cuore.

LE RIFLESSIONI DEL CURATORE

Ti preferisco morto che vigliacco” è una frase che lo stesso Vincenzo Nuccio riprende nella nota introduttiva. “L’ideale di virtù militari e morali che ci riportano alla memoria i canti di Tirteo – si legge – che celebrano la bella morte, trovano spazio nelle parole che il padre riserva al figlio in partenza per la guerra”.

Vincenzo Nuccio, curatore dell’opera

“Per tutta la sua vita – spiega Nuccio – Enrico Domingo ha premesso al proprio interesse quello dello Stato e del Corpo dei Bersaglieri”.

“E ha lasciato testimonianza – conclude – di ciò che era stata la guerra affinché dalla sua esperienza si potessero trarre auspici di pace e fratellanza”.

IL CONTRIBUTO ISTITUZIONALE DELL’ ASSESSORE ROBERTO LAGALLA

Il libro si arricchisce delle riflessioni di Roberto Lagalla, assessore dell’Istruzione e della Formazione professionale della Regione Siciliana. Considerazioni che si intrecciano alle recenti celebrazioni della ricorrenza della conclusione della Prima Guerra Mondiale.

“Il ricordo di quei tre anni di guerra – scrive il professore Lagalla – rappresenta un significativo motivo di unione corale intorno ai valori che costituiscono il paradigma della coesione civile e della solidarietà nazionale di un popolo”. Concetti espressi dall’esponente dell’esecutivo regionale anche in occasione della presentazione del libro a Palermo, presso il Sa­lo­ne d’O­no­re del Tem­pio Sa­cra­rio e Casa del Mu­ti­la­to lo scorso 24 settembre.

“Questa pubblicazione – ha sottolineato l’assessore – vuole riscattare i protagonisti senza voce, gli oscuri eroi di un quotidiano servizio di sacrifici e rischi”.