Processo “caporalato”, otto condanne nel Trapanese
Tre persone assolte, tra i condannati anche il figlio di un boss
Otto persone condannate accusati di “caporalato”, sfruttamento del lavoro e intermediazione illecita, operanti nelle campagne di Alcamo, Calatafimi-Segesta, Castellammare del Golfo e Monreale. Un’indagine complessa, partita grazie a una denuncia di un centro d’accoglienza. Nel gennaio 2021è finito in arresto Nicolò Lo Ciacio, Alcamese classe 1987, considerato il promotore, costitutore ed organizzatore delle selezioni degli operai da impiegare sui campi in modo illecito. Insieme al trentacinquenne, furono indagate altre dieci persone intermediari o titolari di aziende agricole accusati di sfruttamento dei lavoratori. Tra gli indagati anche Salvatore Mercadante, figlio dell’ex reggente di Castellammare del Golfo Michele Mercadante, arrestato nel corso di un’operazione antimafia denominata “Cutrara”.
Le indagini hanno permesso di accertare almeno venti vittime, tra stranieri di cui molti minori e italiani. Tutti erano costretti a lavorare sottopagati per 25 euro al giorno, senza contratti di lavoro, diritti e documenti di protezione individuale.
Ecco gli otto condannati dalla sentenza emessa dal gup del Tribunale di Trapani, Roberta Nodari: Lo Ciacio Nicolò a 2 anni e 4 mesi di reclusione e 4 mila euro di multa; Pirrone Francesco a 1 anno e 6 mesi di reclusione e 2 mila e quattrocento euro di multa; Lo Ciacio Francesco a 1 anno e 4 mesi di reclusione e 2 mila euro di multa; Romeo Girolamo a 1 anno e 6 mesi di reclusione e 3 mila e quattrocento euro di multa; Calia Giuseppe a 1 anno di reclusione e 3 mila e duecento euro di multa; Mercadante Salvatore a 10 mesi di reclusione e mille euro di multa; Gucciardo Salvatore a 1 anno e 2 mesi di reclusione e 3 mila e duecento euro di multa; Cristina Salvatore a 1 anno e 6 mesi di reclusione ottocento euro di multa.
Assolti, invece, tre indagati: Vincenzo Coppola, Giuseppe Mistretta e Vincenzo Fundarò.