Prodotti alimentari e date di scadenza: come si leggono le etichette?
Secondo i dati sullo spreco alimentare annuale pro capite, ogni cittadino italiano butta via una quantità di cibo pari a 30 chili, con un valore di miliardi di euro. Uno dei problemi maggiori è rappresentato dalla confusione tra le diciture “da consumarsi entro” e “da consumarsi preferibilmente entro”, che induce i consumatori a gettare via molti prodotti alimentari, ancora commestibili, per timore che non siano più buoni.
LE DICITURE SUI PRODOTTI ALIMENTARI
Le norme sulla data di scadenza dei prodotti alimentari sono in fase di revisione da parte della Commisione Ue. Nella bozza, è stata infatti inserita la proposta di aggiungere la dicitura “spesso buono oltre”, accanto a quella “da consumarsi preferibilmente entro“. L’obiettivo è quello di far comprendere meglio al consumatore le diciture presenti nelle etichette e combattere così lo spreco alimentare.
“Da consumare entro” e “da consumarsi preferibilmente entro” hanno infatti due significati differenti. Il primo, seguito dal giorno e dal mese, indica la data entro cui un alimento deve essere consumato, ad esempio o in alcuni alimenti freschi. Può infatti succedere che, dal giorno di scadenza, l’alimento comincia a deteriorarsi per effetto di agenti patogeni, con potenziali rischi per la salute di chi lo consuma.
Il secondo, invece, conosciuto anche come TMC, ovvero “termine minimo di conservazione” è accompagnato dal mese e dall’anno e, solo in alcuni casi, dal giorno. “Da consumarsi preferibilmente entro” indica, quindi fino a quando un alimento conserva le sue caratteristiche specifiche, se conservato correttamente. Ne sono un esempio la pasta, la farina, i biscotti.
LE DATE DI SCADENZA DI ALCUNI ALIMENTI
Tra i prodotti maggiormente deperibili, ci sono quelli freschi, da tenere in frigo, per i quali è meglio rispettare la data di scadenza. Infatti, formaggi freschi, carne fresca o pesce crudo, superata la data, possono risultare dannosi per la salute dell’uomo in quanto sviluppano microrganismi.
I prodotti da dispensa, come pasta, riso, biscotti o cracker, possono essere consumati in genere anche dopo due mesi dalla data di scadenza. Sono alimenti privi di acqua che, se conservati correttamente, al riparo dalla luce e in un luogo non umido, non possono sviluppare microbi o batteri.
Lo stesso discorso vale anche per i legumi, sia secchi che in barattoli sottovuoto. In questi ultimi, è sempre bene effettuare il test del tappo che, se premuto, non deve produrre alcun rumore. Infine, il tonno confezionato in lattina è un alimento molto longevo rispetto alla scadenza e può durare fino a cinque anni dall’inscatolamento e circa un anno oltre la data di scadenza preferibile.
I surgelati, conservati a temperatura costante a -18°, invece, possono essere conservati per lungo tempo oltre la data di scadenza senza risultare pericolosi per l’uomo.
Fonte foto Pixabay