La notte del 9 maggio 1978 Peppino Impastato veniva ucciso dalla Mafia a Cinisi in provincia di Palermo. Il giornalista siciliano è rimasto vittima di un’esplosione con un carico di tritolo posto sotto il corpo sui binari della ferrovia, dopo essere stato picchiato in un casolare.
Impastato ha sempre denunciato le attività illecite di Cosa Nostra. Nel ’76 costituì il gruppo Musica e cultura, che svolgeva attività culturali; mentre un anno dopo ha fondato Radio Aut, un’emittente libera e autofinanziata che ha denunciato gli affari della mafia di Cinisi e Terrasini. Soprattutto del boss Gaetano Badalamenti, colui che ordinò l’omicidio del giornalista.
Tanti gli eventi per ricordare Peppino Impastato: questa mattina si terrà un presidio al Casolare dove i mafiosi hanno picchiato il giornalista. Previsti interventi di associazioni, familiari e compagni di Peppino. Nel pomeriggio Corteo da Radio Aut (Terrasini) a Casa Memoria (Cinisi) e intorno alle 18.30 interventi da Casa Memoria. Diverse anche le mostre dedicate al giornalista di Cinisi: tra cui “L’atlante dei conflitti e delle forme del pacifismo nella storia recente” presso piazza Vittorio Emanuele Orlando, a Cinisi; “Ri-scatti Umani” (10 foto selezionate al concorso fotografico Guido Orlando) nell’ex casa Badalamenti; “Io non Ritratto – Peppino Impastato una storia collettiva”, mostra di Pino Manzella dedicata ai compagni/e di Peppino non più in vita.
“L’esperienza umana e culturale di Peppino Impastato è un invito a tutti a rifiutare i condizionamenti criminali. E’ un inno alla libertà, al recupero della dignità umana. La storia di Impastato ci ha insegnato, anche, a non smettere mai di cercare la verità, a lottare per ottenerla. Una verità che per troppo tempo è stata allontanata da un depistaggio ordito da pezzi dello Stato.
Impastato pagò con la vita l’avere sfidato la mafia in un territorio in cui si era stabilito un sistema di relazioni tra apparati dello Stato e mafiosi che governavano la Sicilia. La sua figura rimane un punto di riferimento per quanti hanno scelto di schierarsi contro la mafia e i suoi legami con la politica, facendo scelte di rottura senza compromessi. Il recupero del Casolare dove fu ucciso è un ulteriore contributo alla gratitudine e alla ammirazione da parte di tutti e uno stimolo anche di conoscenza dell’impegno per i diritti delle future generazioni”. Con queste parole il sindaco di Palermo Leoluca Orlando ha voluto ricordare il giornalista siciliano.