“La rinuncia da parte di quattro famiglie all’assegnazione di una casa popolare confiscata a un mafioso è un gesto che non può essere sottovalutato e che richiede la massima attenzione da parte di tutti gli organi competenti. Un fatto inaccettabile che mina il lavoro costante e rigoroso delle istituzioni nella lotta contro la mafia e il ripristino della legalità”. Lo dichiara l’assessore ai Beni confiscati e legalità del Comune di Palermo, Brigida Alaimo.
“Ci adopereremo – continua – affinché vengano effettuati tutti gli approfondimenti necessari per comprendere le ragioni di queste rinunce e per assicurare che non vi siano pressioni o intimidazioni mafiose dietro a tale decisione. Ogni passo indietro nella restituzione alla collettività di beni confiscati rappresenta un affronto alla giustizia e alla memoria di chi ha sacrificato la propria vita per contrastare la mafia. L’Assessorato ai Beni Confiscati e alla Legalità del Comune di Palermo si impegna a seguire da vicino questa vicenda e a garantire che siano intraprese tutte le azioni necessarie per assicurare trasparenza e giustizia”.
Continue minacce, intimidazioni e una molotov contro il balcone. Per quattro volte il Comune di Palermo ha cercato nelle ultime 48 ore di affidare un immobile confiscato alla mafia nella zona di via Decollati, non distante dalla missione Speranza e Carità.
Tutte le volte gli assegnatari, che hanno firmato l’affidamento sperando di avere così risolto la propria emergenza abitativa, sono fuggiti nottetempo. Attorno all’abitazione abitano i parenti del mafioso cui è stato confiscato l’immobile e che hanno cercato in tutti i modi di intimidire gli affidatari. Ad assegnare l’immobile è stato l’assessorato comunale guidato da Fabrizio Ferrandelli che ha presentato una denuncia in questura. Il prefetto Massimo Mariani ha convocato un incontro per affrontare questo caso alla presenza delle forze dell’ordine e dell’assessore comunale.