Quel male chiamato Crack, perché e come sta distruggendo troppe vite a Palermo

Il crack sta avendo una rapida ascesa su Palermo, riuscendo a divorare troppe vite. Ne parlano i genitori e parenti disperati per i loro cari, ne parlano gli imprenditori e gli insegnanti stanchi di vedere lo spaccio a un passo dai loro locali e scuole, ne parlano i medici perché sembra essere la nuova moda tra gli adolescenti. Si assume dovunque e lo fanno anche i più insospettabili. Un male difficile da estirpare e che sta distruggendo tanti palermitani, soprattutto giovani. Le cause dell’espansione del consumo di crack a Palermo sono identificabili in due fattori: il basso costo e la facile dipendenza.

Ma cosa è davvero questa droga? Nasce in America e viene ricavata negli anni ’80 dalla più celebre cocaina. La sua assunzione avviene tramite inalazione, dopo aver surriscaldato i cristalli. Solitamente si usano pipe di vetro o più economicamente bottiglie di plastica e lattine, come accade spesso nei vicoli più nascosti di Palermo. Sono questi oggetti, lasciati per terra con un pezzo di stagnola, a decretare che lì si è consumata questa droga. Il nome crack deriva dai quei ‘scricchiolii’ prodotti durante la trasformazione di questi cristalli in fumo. In origine sarebbe dovuto servire come sostitutivo per i cocainomani incalliti e con i tessuti nasali distrutti dalla cocaina, ma loro stessi ne rimassero dipendenti dall’effetto che procurava.

Una dipendenza rapidissima, dato che il suo effetto si manifesta in meno di 10 minuti, in grado di distruggere in breve tempo la sfera psicologica e fisica. L’Asp di Palermo ha da poco riportato i dati di questo consumo. Nel 2023 circa 900 persone hanno fatto accesso ai Sert, le strutture per dipendenze da droghe o alcol. Molti di loro per colpa del crack, la droga che a Palermo non manca mai. L’età media di chi accede alla struttura va dai 20 ai 30 anni, ma il consumo di droga inizia spesso in un’età precoce. Ogni anno si registra un aumento dell’incidenza nella fascia tra i 12 e i 14 anni, perché se a 20 anni ci si rivolge al Sert significa che il consumo di sostanze è iniziato 5-6 anni prima. Un dato davvero allarmante.

Giulio e quella vita spezzata a soli 19 anni

Chiunque potrebbe essere colpito dal suo effetto, anche i più insospettabili. Da sempre in prima fila contro il crack c’è Francesco Zavatteri, che ha visto suo figlio Giulio, a soli 19 anni, morire qualche anno fa per la dipendenza da crack. Un tira e molla continuo quello di Giulio, che durante tutta l’adolescenza era entrato e uscito dalle comunità per dipendenza da droghe. Quando tutto sembrava ristabilito, il 19enne ritorna a Palermo e ricade nel vortice del crack. “Inizia a farne uso in maniera sempre più frequente, era diventato intrattabile e inavvicinabile. Fino ad arrivare alla notte tra il 14 e il 15 settembre del 2022. Avevamo cenato insieme e avevo capito che c’era qualcosa che non andava”, ricorda qualche giorno fa il papà Francesco all’Adnkronos.

“Non era, però, più strano di altre volte, avevo portato un drug test e mi ero ripromesso di farglielo l’indomani. Rientrato a casa, è venuto a salutarmi: ‘Ci vediamo domani, papà’, mi ha detto e io mi sono addormentato sereno. Invece, la mattina successiva Giulio non c’era più. Intorno all’1.30 di notte si è iniettato dell’eroina, chi fa uso di crack la usa in vena per calmarsi”. Da lì a poco il referto medico della sua morte: insufficienza respiratoria causata dall’azione sinergica di due sostanze somministrate in poche ore. 19 anni, una vita davanti spezzata dal crack. Oggi Francesco usa la rabbia per la morte del suo amato figlio per aiutare gli altri. Ha fondato una fondazione dal nome La Casa di Giulio. Un modo per dare un aiuto concreto a tanti, giovanissimi e non, persi nell’uso del crack tra i vicoli di questa città.

Ho provato rabbia per non essere riuscito a salvarlo, ma anche per l’assenza, la latitanza delle Istituzioni – ricorda il signor Francesco -. Ci siamo sentiti abbandonati, c’era grande disinformazione. Oggi le cose sono cambiate, ma siamo ancora all’anno zero. A Palermo il crack si è diffuso in modo preoccupante, soprattutto tra i giovanissimi. I ragazzi hanno un grande senso di vuoto e malessere, sempre più spesso usano la marijuana al posto delle sigarette, associando alcolici e ansiolitici. Di solito sono gli stessi spacciatori a proporre loro il crack:Ti fa sballare meglio‘, dicono loro. Sono venditori di morte, perché nel giro di qualche mese si diventa assuntori compulsivi in un percorso terribile di autodistruzione. Il crack ti toglie la capacità di intendere e volere, l’unico obiettivo della tua vita diventa fumare e trovare soldi per fumare. Così la mafia fa affari“.