La divisa dell’Amap sulla bara, i colleghi stretti attorno e la disperazione dei genitori. L’intero quartiere di Ballarò si ferma per l’ultimo saluto a Giuseppe La Barbera, l’operaio Amap di 28 anni morto nella strage di Casteldaccia lunedì scorso.
La salma viene trasportata in spalla dai colleghi, dal negozio di bombole dei genitori, dove Giuseppe aveva anche lavorato per un periodo, fino in chiesa. Sono in tantissimi ad affollare la Piazza del Carmine, nel cuore pulsante del quartiere, cercando di farsi spazio tra la gente. All’interno della chiesa, nella prima panca, i genitori di Giuseppe, la nonna, le sorelle e la moglie, con in braccio il figlio più piccolo di un anno appena. Presente anche il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla e l’Assessore Giuliano Forzinetti. “L’abbiamo visto crescere tutti qui, l’abbiamo tenuto in braccio quando era piccolo. Era felicissimo di aver trovato questo lavoro! ‘Mi sono sistemato’, ci diceva. Una famiglia stupenda, un ragazzo dal cuore d’oro”, dicono a microfoni spenti amici e familiari, distrutti da dolore. “Una morte rubata. Non si può morire così a 28 anni, non per portare un pezzo di pane a casa”.
Alla fine della celebrazione, una delle sorelle sale sull’altare. “Non è facile per me essere qui adesso, ma io e la mia famiglia ci tenevamo a ringraziare tutti voi per l’affetto e il sostegno che ci avete detto. Vi chiedo soltanto una cosa: continuate a pregare per noi perché sarà più difficile adesso. Niente sarà più come prima“. All’uscita del feretro, dei palloncini bianchi vengono liberati dagli amici, mentre il silenzio viene squarciato dagli applausi e dai motori delle vespe.