Racalmuto, il Teatro ottocentesco “Regina Margherita” torna fruibile

Una storia lunga e travagliata, a causa di problematiche tecniche : otto anni fa l’ultima chiusura

L'interno del Teatro ottocentesco del centro storico

Diciotto anni fa il Teatro “Regina Margherita” di Racalmuto riaccolse il pubblico dopo quattro decenni di chiusura.
La riapertura, il 14 febbraio del 2003, si tenne alla presenza dell’allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.
La restituzione alla collettività del Teatro, tanto amato da Leonardo Sciascia che di Racalmuto era nativo, segnò un momento di grande entusiasmo per il Comune in provincia di Agrigento.
E per tutta la Sicilia, orgogliosa di annoverare nel proprio territorio un vero gioiello di arte e architettura.
Una gioia che, però, non era destinata a durare nel tempo.
Malgrado il prestigio della direzione artistica affidata prima ad Andrea Camilleri e successivamente a Fabrizio Catalano.

UNA STORIA LUNGA E TRAVAGLIATA

Lo Stabile in via Vittorio Emanuele 14 ricalca, seppure in scala minore, il più celebre Massimo di Palermo.
I due Teatri, purtroppo, condividono il triste primato di lunghe chiusure.
Il Regina Margherita chiuse nuovamente nel 2013, anno del commissariamento del Comune sciolto per mafia. Secondo i tecnici, l’edificio non rispettava le norme sulla sicurezza.
Nello specifico, le colonne in legno all’interno erano infiammabili: il materiale non era ignifugo.
Una condizione che non permetteva ai Vigili del Fuoco di concedere l’autorizzazione.
L’alternativa prevista, ovvero la copertura in alluminio delle colonne, registrava il no della Soprintendenza della città dei templi.
Ne scaturì una lunghissima querelle, che ha avuto fine grazie ai lavori svolti a più riprese nel tempo.
Lunghi interventi che si sono conclusi con l’attuale amministrazione comunale, guidata dal sindaco Vincenzo Maniglia.
Il nulla osta è giunto a seguito di un tavolo tecnico tra Vigili del Fuoco, ASP e la Commissione che si occupa di pubblico e spettacoli.

L’ IMPEGNO DI LEONARDO SCIASCIA PER IL TEATRO

Lo scrittore si era mobilitato convintamente per il restauro dell’immobile.
Un edificio degno della massima attenzione, reso speciale dall’imponenza dell’esterno e dallo stile classicheggiante.
Non meno interessante l’interno, con le decorazioni a fresco della volta e i mesi dell’anno che circondano il Carro dell’aurora.
E un bellissimo sipario che ospita la rappresentazione pittorica dei Vespri siciliani.
La struttura rappresenta un elemento imprescindibile per tutti coloro che vogliano conoscere i luoghi dell’autore, nell’ambito di un progetto che include anche la sua casa e la Fondazione a lui dedicata.

L’ AUSPICIO DI FABRIZIO CATALANO

“Sono contento che il lungo calvario del glorioso Teatro Regina Margherita volga al termine”: con queste parole il regista Fabrizio Catalano commenta la notizia della riapertura.

Il regista Fabrizio Catalano
Il regista Fabrizio Catalano ha ricoperto il ruolo di direttore artistico del Teatro

A partire dal 2008, ricevette l’incarico di direttore artistico, esperienza conclusasi nel 2011.
Un ruolo svolto con grande slancio, all’insegna della volontà di risvegliare la comunità dall’apatia culturale nella quale era caduta.
Con degli esiti molto concreti: grazie alle relazioni professionali prestigiose in possesso e alla sua autorevolezza culturale e artistica, Fabrizio Catalano – nipote di Leonardo Sciascia, nonno materno – riuscì a ridare smalto all’istituzione culturale.
Negli anni della sua direzione, il teatro ospitò le migliori compagnie italiane.
A calcare il palco, attori quali il compianto Mario Scaccia, Ugo Pagliai e Paola Gassman, Ottavia Piccolo e Gianfranco D’Angelo.
E ancora: Eleonora Giorgi, Debora Caprioglio, Marina Suma, Katia Ricciarelli, Sebastiano SommaOrso Maria Guerrini, Gaetano Aronica e Nicoletta Braschi.
E altri ancora.
“Mi auguro – prosegue – che il cammino del glorioso Teatro possa ripartire da dove si era fermato”.
“Certo, il momento è difficile – precisa – e già prima degli attuali deliri sanitari, il mondo dello spettacolo dal vivo era in profonda crisi”.
” Ma – aggiunge – non bisogna smettere di credere in una riscossa”.
” E questa riscossa, in una società che tragicamente tende all’omologazione – conclude – forse può più facilmente venire dalla provincia: e dunque, perché non da Racalmuto?”.