Dal 54° rapporto Censis viene fuori una fotografia della società italiana nel 2020 con mille sfaccettature. Ne esce l’immagine di un’Italia che sostanzialmente approva la stretta decisa dal governo in vista delle festività natalizie. Ma anche di un Paese nel quale la pandemia di Coronavirus ha aumentato il divario tra poveri e ricchi e in cui solo il 23% dei lavoratori autonomi ha lo stesso livello di reddito pre-Covid. Un’Italia in cui la didattica a distanza ha ampliato il gap tra gli studenti. Un Paese in cui la paura e l’ansia sono i sentimenti di questo anno vissuto con la spada di Damocle della pandemia, e si fanno sempre meno figli. Poi c’è, una sorpresa: quasi un italiano su due è favorevole alla pena di morte. Questo e molto altro.
Gli italiani sono favorevoli alla “stretta”, al “giro di vite”, durante le festività. In vista del Natale e del Capodanno, si legge nel Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese, il 79,8% degli italiani chiede di non allentare le restrizioni o di inasprirle. Il 54,6% spenderà di meno per i regali da mettere sotto l’albero, il 59,6% taglierà le spese per il cenone dell’ultimo dell’anno. Questa volta, per il 61,6% degli italiani la festa di Capodanno sarà triste e rassegnata. E prevale il pessimismo, “non andrà tutto bene”: il 44,8% degli italiani è convinto che usciremo peggiori dalla pandemia. Solo il 20,5% crede che questa esperienza ci renderà migliori.
Dal rapporto Censis viene fuori che da quando è cominciata la pandemia, il sentimento prevalente per 73,4% degli italiani è la paura dell’ignoto e l’ansia. Per questo il 57,8% degli italiani è disposto a rinunciare alle libertà personali in nome della tutela della salute collettiva, lasciando al Governo le decisioni su quando e come uscire di casa, su cosa è autorizzato e cosa non lo è, sulle persone che si possono incontrare, sulle limitazioni alla mobilità personale.
Con la pandemia è aumentato il gap tra poveri e ricchi. Se da un lato, da marzo a settembre 2020 ci sono 582.485 individui in più che vivono nelle famiglie che percepiscono un sussidio di cittadinanza (+22,8%), dall’altro 1.496.000 individui, il 3% degli adulti, hanno una ricchezza che supera il milione di dollari, circa 840.000 euro. Di questi, 40 sono miliardari e sono aumentati sia in numero che in patrimonio durante la prima ondata dell’epidemia.
Uno degli esperimenti maggiormente discussi in questi mesi è stato la didattica a distanza, che sembra non aver funzionato adeguatamente. Secondo il rapporto, infatti, “per il 74,8% dei dirigenti la didattica a distanza ha di fatto ampliato il gap di apprendimento tra gli studenti” anche se “il 95,9% è molto o abbastanza d’accordo sul fatto che la Dad è stata una sperimentazione utile per l’insegnamento“.
Per l’85,8% degli italiani la crisi sanitaria ha confermato che la vera divisione sociale esistente tra i lavoratori è quella tra chi ha la sicurezza del posto di lavoro e del reddito e chi non ce l’ha. Il Censis parla poi “dell’universo degli scomparsi, quello dei lavoretti nei servizi e del lavoro nero, stimabile in circa 5 milioni di persone che hanno finito per inabissarsi senza fare rumore”.
“Nel 2019 i nati in Italia sono stati 420.170: 148.687 in meno rispetto al 2009, il 26,1% in meno. Gli italiani fanno sempre meno figli. L’esito è un inverno demografico che sta progressivamente rimpicciolendo il Paese”. Il rischio è una generazione zero figli.
“A sorpresa – si legge nel dossier -, quasi la metà degli italiani (il 43,7%) è favorevole alla introduzione della pena di morte nel nostro ordinamento. Il dato sale al 44,7% tra i giovani”.
Il rapporti stima che “quasi 43 milioni di persone maggiorenni (tra queste, almeno 3 milioni di novizi) siano rimaste in contatto con i loro amici e parenti grazie ai sistemi di videochiamata che utilizzano internet”.