La Guardia costiera americana ha annunciato il ritrovamento di resti umani nella zona dove sono stati recuperati i detriti del sottomarino Titan. Il sommergibile è scomparso dai radar durante un’escursione per visitare il relitto della nave da crociera Titanic, e le cinque persone a bordo sono morte a causa dell’implosione del batiscafo. Le squadre di soccorso hanno portato a terra i rottami del Titan, recuperati pochi giorni dopo il loro ritrovamento a quasi 4.000 metri di profondità. Il sommergibile è imploso poco dopo essersi immerso, con a bordo 5 passeggeri. Secondo la Guardia costiera americana, tra i resti ci sono anche quelli che sembrano essere resti umani. Gli esperti adesso «condurranno un’analisi formale» per confermare se si tratti effettivamente dei 5 passeggeri dichiarati morti,
Ossia Hamish Harding, miliardario ed esploratore britannico; Stockton Rush, il numero uno di OceanGate, la società proprietaria del sommergibile, l’uomo d’affari pakistano Shahzada Dawood, suo figlio Sulaiman, e Paul-Henri Nargeolet, esperto marittimo francese. Per quanto macabra, questa scoperta potrebbe aiutare a comprendere al meglio la dinamica dell’incidente. Anche se al momento sarà necessario svolgere ulteriori analisi per accertarsi della loro esatta origine. I resti sono stati portati dalla Guardia ccostiera canadese a St. John’s, nell’isola di Terranova, al termine di una complessa operazione di recupero. E ora saranno trasportati in un porto degli Stati Uniti dove il Marine Board of Investigation effettuerà le analisi nell’ambito delle inchieste aperte in Usa e in Canada.
Le immagini viste in tv hanno mostrato quello che sembrava essere il muso del sommergibile e un pannello laterale con componenti elettronici e cavi. I detriti trovati e portati a galla includono la cupola frontale e buona parte del rivestimento esterno, all’interno del quale erano presenti anche le batterie e il sistema di propulsione del sottomarino. Al momento quindi resta tutt’ora ignota la posizione del corpo metallico centrale. Questo ritrovamento, però, potrebbe aiutare a comprendere meglio cos’è accaduto al Titan. Perché sul mezzo probabilmente non è presente una scatola nera e dunque tutte gli indizi dovranno essere ricavati analizzando le varie porzioni del batiscafo.
Ma proprio il fatto che siano state recuperate parti abbastanza grandi dello scafo pone domande su come possano aver resistito alla “catastrofica implosione” di cui hanno parlato le autorità. Secondo gli esperti il Titan avrebbe subito una pressione immensa decine di migliaia di tonnellate, equivalente al peso della Torre Eiffel. Per questo si pensava che con la forza dell’implosione lo scafo in fibra di carbonio si sarebbe praticamente vaporizzato. Distruggendo tutto all’istante e uccidendo i passeggeri prima che si rendessero conto che qualcosa non andava.