Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel suo intervento alla Camera per la fiducia, è stato chiaro: «Per come è stato pensato il Reddito di cittadinanza ha rappresentato una sconfitta». Ed inoltre ha detto: «Per chi è in condizione di lavorare la soluzione deve essere il lavoro. La povertà non si combatte con l’assistenzialismo». Per questo il destino del Reddito di cittadinanza sembra segnato. La nuova premier ha comunque aggiunto: «Vogliamo mantenere e, laddove possibile, aumentare il doveroso sostegno economico per i soggetti effettivamente fragili non in condizioni di lavorare».
La posizione della Meloni collima, comunque, con quanto scritto nel programma con il quale il centrodestra si è presentato alle elezioni. Che, su questo particolare tema, andava dritto al punto. Rimarcando la necessità di sostituire la prestazione di sostegno al reddito dei Cinquestelle con misure più efficaci. Basti pensare che nei primi nove mesi del 2022 l’Inps ha erogato oltre sei miliardi per il Reddito di cittadinanza, che a settembre ha raggiunto 1,1 milioni di famiglie circa.
Il flop del sussidio è il risultato di un insieme di ingredienti negativi. Ci sono stati i mancanti inserimenti lavorativi dei percettori occupabili: 4 su 5 non stanno lavorando. Ma anche la piaga dei cosiddetti furbetti, che hanno approfittato degli scarsi controlli per infilarsi nella platea dei beneficiari. Se la misura finora è costata più di 25 miliardi, è dovuto anche alle risorse impropriamente destinate. Con il nuovo Governo di sicuro ci saranno dei cambiamenti. Sono allo studio diverse ipotesi di intervento del governo. Ma già appare troppo soft la stretta sul lavoro introdotta dal precedente esecutivo, che a gennaio ha abbassato a due le offerte di impiego che è possibile respingere senza perdere il diritto al beneficio. Con la prossima legge di Bilancio è molto probabile che venga ulteriormente ridotta la soglia dei rifiuti consentiti.