Fino a qualche settimana il referendum sul taglio dei parlamentari sembrava uno di quelle votazioni con l’esito scontato, al limite dell’inutilità. I sondaggi davano infatti il 90% dei voti ai “si”, ed il 10% ai “no”. Quello che da tutti è riconosciuto come il cavallo di battaglia del Movimento 5 Stelle, sembrava non avesse nessun problema a incassare anche la conferma degli elettori, dopo che la riforma da loro voluta era stata già approvata in Parlamento.
CRESCE IL FRONTE DEI NO
Con il passare dei giorni, sono rimasti solo i pentastellati decisamente schierati a votare “si” domenica e lunedì prossimo. Più il tempo passa e più s’incrina il fronte dei “si” nel Partito Democratico, e si deve riscontrare anche qualche tentennamento fra i rappresentanti di Forza Italia. Inoltre tutta l’opposizione inizia a prendere coscienza che il referendum si sta trasformando in una vera e propria prova del nove per la tenuta dell’esecutivo, e che oltretutto la vittoria dei “no” potrebbe rappresentare per i grillini una vera e propria disfatta.
CENTRODESTRA ALL’ATTACCO
Ed ecco che i partiti di centro destra cominciano a prendere decisamente posizione. Pensano di utilizzare il “no” al taglio dei parlamentari come leva per scardinare l’attuale maggioranza. Immaginano che con l’esito negativo del referendum, con i partiti di di maggioranza indeboliti, si possa fiaccare anche la tenuta dell’esecutivo. Nella Lega, c’è un “ni” di Salvini, al quale ha ha risposto la decisa dichiarazione per il “no” di Giorgetti e di altri parlamentari.
FRATELLI D’ITALIA E LA MELONI
Ed è notizia d’ieri che anche Fratelli d’Italia, quando manca una settimana alle votazioni, dà segnali di spostamento. Ecco cosa ha detto Giorgia Meloni in proposito: «Addirittura mi pare che stia prendendo piede il ’no’ al referendum, che sarebbe una cosa incredibile. Io sono per il “si”, abbiamo sostenuto la legge e penso che il 99% degli italiani, sulla carta, sia favorevole al taglio dei parlamentari. Però l’idea che magari la vittoria del “no” possa creare un sommovimento nel governo, rischia di avere la meglio».