Regione Siciliana, accordo con lo Stato per lo sblocco di 1.300 assunzioni
È possibile che già all’inizio del 2024 si possa “bandire un concorso da alcune centinaia di assunzioni, mille nella più ottimistica previsione”
È sulla dirittura di arrivo la trattativa in corso fra la Regione Siciliana e lo Stato per sbloccare e mettere a concorso 1.300 assunzioni, che coprirebbero il 50% dei posti liberati negli ultimi due anni. Infatti da qualche anno c’è stato il blocco quasi totale del turn over, dovuto ad un vincolo imposto da Roma dopo il disavanzo record registrato negli anni di Crocetta e Musumeci. Alla Regione negli ultimi anni sono state impedite le nuove assunzioni che avrebbero potuto coprire i vuoti dei prepensionamenti. Dopo le intese raggiunte dal presidente Renato Schifani e l’assessore al Bilancio Marco Falcone con il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, questo blocco sarà eliminato. Manca solo la firma, e il prossimo incontro decisivo dovrebbe avvenire alla fine di questa o all’inizio della prossima settimana.
Possibile un concorso già ad inizio 2024
La Regione ha messo sul tavolo una contropartita che prevede di dimezzare le rate per rientrare dal deficit. Infatti dopo i vari accordi sottoscritti negli ultimi anni il rientro definitivo era previsto entro il 2043. Invece, come riporta il Giornale di Sicilia, l’assessore Falcone ha spiegato che c’è la proposta di rientrare entro il 2033. pagando subito una rata che vale fra i 40 e i 60 milioni in più all’anno, dunque poco più di 500 milioni». Quando l’operazione andrà in porto, ha previsto Falcone, “già all’inizio del 2024 si potrebbe bandire un concorso da alcune centinaia di posti. Mille nella più ottimistica previsione”.
Il maggiore sacrificio economico che la Regione accetterebbe per modificare gli accordi con lo Stato è giustificato da dati recenti che mostrano un aumento significativo delle entrate. Nel 2023 si potrà contare su un tesoretto che oscillerà fra i 100 e i 200 milioni. Frutto dei maggiori incassi del bollo grazie alla sanatoria, delle tasse sui giochi e dell’Irpef.