Ricettazione e traffico illecito di rifiuti, sequestrate due aziende palermitane

Sequestrati, beni mobili e immobili per un valore complessivo di circa 1.100.000 euro.

rifiuti

Nelle prime ore della giornata odierna i militari del Comando Provinciali dei Carabinieri e della Guardia di Finanza di Palermo hanno dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa di misura cautelare reale emessa dall’Ufficio G.I.P. del Tribunale di Palermo, nel corso dell’indagine preliminare diretta dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Palermo nei confronti di due società con sede in Palermo e Carini (PA) operanti, rispettivamente, nel settore del recupero per il riciclaggio e nel commercio all’ingrosso di rottami metallici. Sono accusate di ricettazione di materiali metallici di provenienza delittuosa (art. 648 c.p.) e traffico illecito di rifiuti.

Sequestrati, inoltre, beni mobili e immobili per un valore complessivo di circa 1.100.000 euro.

Il provvedimento scaturisce da articolata attività investigativa iniziata nel giugno 2017 e che si è conclusa nel giugno 2019. A condurre l’indagine, denominata “Efesto”, la Compagnia Carabinieri di Cefalù (PA) e dalla Tenenza della Guardia di Finanza di Carini (PA).

In particolare, l’attività investigativa ha permesso di raccogliere gravi indizi di colpevolezza a carico delle citate due società, aziende leader in Sicilia nel settore della rottamazione dei metalli, e ritenute presunto punto di riferimento per una moltitudine di soggetti con precedenti penali specifici per reati contro il patrimonio. Gli stessi, giornalmente, si sarebbero recati presso le aziende predette per conferire materiale metallico provento di furto o, comunque, di provenienza illecita.

Traffico illecito di rifiuti: le indagini

La polizia giudiziaria, nel complesso, ha documentato presunte cessioni di materiali per un corrispettivo di 2 milioni di euro circa. La sintesi investigativa permetteva, in taluni casi, di monitorare l’intero illecito iter che, partendo dai furti commessi ai danni di privati o di aziende di pubblica utilità (come nel caso della società Enel), si concludeva con il conferimento presso gli stabilimenti delle aziende coinvolte nelle indagini, attraverso ricettatori intermediari. Successivamente, tale materiale sarebbe stato oggetto di vendita ad altri gruppi commerciali compiacenti di maggiori dimensioni. con base a Roma e Bologna, ed operanti su tutto il territorio nazionale ed estero.

Gli ulteriori accertamenti eseguiti sulla documentazione amministrativo-contabile hanno permesso di individuare la quantità di materiale ferroso oggetto del reato e, successivamente, di quantificare l’ingiusto profitto derivante dalle vendite in nero dei rifiuti. Le indagini condotte hanno portato al sequestro per equivalente, sino alla concorrenza di 1.095.863 euro, delle disponibilità finanziarie rinvenute in capo alle imprese coinvolte ed ai loro amministratori e soci, nonché delle due società e dei beni facenti parte del patrimonio aziendale.

Al fine di assicurare la continuità dell’attività imprenditoriale e salvaguardare i posti di lavoro, l’Autorità Giudiziaria ha affidato la gestione delle due società ad un amministratore giudiziario.

CLICCA QUI PER CONTINUARE A LEGGERE