Riciclaggio in Albania, in arresto l’imprenditore Zummo e un commercialista

Il provvedimento giunge nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Palermo, che ha portato anche all’arresto del commercialista Fabio Petruzzella, fratello di un magistrato palermitano.

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Francesco Zummo, 89 anni, imprenditore palermitano plurindagato, nonché socio dell’ex sindaco mafioso Vito Ciancimino, è finito ai domiciliari con le accuse di riciclaggio e autoriciclaggio aggravati dalla transnazionalità. Il provvedimento giunge nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Palermo, che ha portato anche all’arresto del commercialista Fabio Petruzzella, fratello di un magistrato palermitano.

Questi avrebbe aiutato il costruttore a sottrarre alla confisca 19 milioni di euro, spostati sul conto di una banca a Tirana. Coinvolti nell’inchiesta anche alcuni cittadini albanesi; a disporre misure restrittive nei loro confronti la Procura di Tirana.

Riciclaggio di denaro in Albania

L’inchiesta nasce dalla collaborazione investigativa delle Dda di Palermo e Napoli e della Procura Anticorruzione albanese. Questa, nello scorso mese di agosto, ha segnalato ai pm del capoluogo siciliano di aver bloccato un conto aperto dall’imprenditore in una banca greca a Tirana; su di questo vi erano 19 milioni di euro da istituti di credito svizzeri.

Ad aiutare Zummo nell’operazione si ritiene che sia stato il commercialista palermitano, ma residente a Milano, Petruzzella; diverse le intercettazioni a suo carico. L’inchiesta ha portato alla luce anche disponibilità economiche riconducibili a Zummo, in altri istituti di credito, per milioni di euro. La Dia ha eseguito un maxi sequestro che si aggira attorno ai 30 milioni. Inserito nel registro degli indagati anche il figlio del costruttore, Ignazio.

A coordinare l’inchiesta palermitana il procuratore Francesco Lo Voi e l’aggiunto Marzia Sabella. 

Il sequestro dei beni

Anche il giudice Giovanni Falcone indagò Francesco Zummo. Condannato in primo grado a 5 anni per favoreggiamento e associazione mafiosa, fu poi assolto in appello. Nel 2001 avvenne il sequestro di beni per circa 150 milioni di euro.

Diversi pentiti hanno accusato l’imprenditore di avere spostato in istituti di credito all’estero, in particolare in Svizzera, grosse somme di denaro di provenienza illecita. Avrebbe così riciclato il tesoro di Ciancimino e del “sacco” edilizio di Palermo.

Tribunale e Corte d’appello disposero per Zummo, tuttavia, la sola misura di prevenzione personale; i beni gli furono dunque restituiti. La Cassazione successivamente annullò le sentenze e dispose un nuovo giudizio di secondo grado. Si decise così la confisca dell’intero patrimonio. Secondo gli inquirenti, dunque, prima della sentenza, il costruttore avrebbe cercato di salvare il denaro spostandolo su conti esteri.

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