Dopo lo scoppio della guerra in Ucraina l’olio di semi di girasole è diventato sempre più costoso. Lo sanno bene i consumatori che per tale prodotto spendono oggi, secondo l’Istat, il 60,5% in più rispetto allo scorso anno. Un aggravio di spesa che colpisce non solo le famiglie, ma anche l’industria alimentare che, per la realizzazione di una moltitudine di prodotti, utilizza l’olio di semi di girasole.
A lanciare l’allarme è il Codacons, che spiega che per abbattere i costi e sopperire alla carenza di materia prima sui mercati, le aziende alimentari stanno ricorrendo alla colza o altri oli vegetali al posto del girasole. Di tale cambiamento non si trova indicazione nelle etichette dei prodotti. Una nota spiega: “L’industria alimentare si limita infatti ad apporre un semplice stampato con inchiostro o un adesivo sulla confezione in cui informa i consumatori circa l’utilizzo di olio di colza, ma tale indicazione spesso è posta lontano dalla lista degli ingredienti e non immediatamente individuabile dai cittadini in fase di acquisto”.
Ad autorizzare tale modifica è la circolare del Ministero dello Sviluppo Economico n. 0066415 dell’11 marzo 2022 recante misure temporanee eccezionali relative all’etichettatura di prodotti contenenti oli vegetali in sostituzione dell’olio di semi di girasole in considerazione dell’attuale situazione bellica in Ucraina. I produttori, in vista dell’adeguamento progressivo delle etichette e nel rispetto della sicurezza e della corretta informazione dei consumatori, potranno prevedere l’introduzione attraverso il getto d’inchiostro o altri sistemi equivalenti (es. sticker adesivi) di una frase che indichi quali oli e/o grassi siano stati impiegati in sostituzione dell’olio di girasole, segnalando l’eventuale presenza di allergeni.
Per il Codacons e la Task Force Legali TANASI CONSUMERS tuttavia, la circolare in questione è illegittima. Violerebbe, infatti, il Regolamento Europeo 1169/11 che disciplina in modo preciso l’etichettatura dei prodotti alimentari e le dichiarazioni nutrizionali degli alimenti. “Senza contare il potenziale rischio per la salute dei consumatori – prosegue la nota – dal 2016 la colza è sotto il mirino dell’EFSA in particolare per le ripercussioni sulla salute dei bambini, e secondo gli esperti farebbe aumentare di molto il tenore di grassi saturi ed espone i consumatori al rischio di allergie”.
Codacons e la Task Force Legali TANASI CONSUMERS hanno dunque diffidato il Mise ad annullare la circolare dello scorso marzo. Chiedono inoltre allo stesso dicastero e a quello della Salute di accertare la corretta applicazione della normativa sull’etichettatura. L’associazione invita inoltre i consumatori a controllare sempre la confezione dei prodotti alimentari e valutarne il consumo in caso di indicazioni in contrasto con l’etichetta e a segnalare l’assenza di adeguati avvisi nei negozi direttamente ai Carabinieri dei NAS.