Rino Martinez, dalla musica all’Africa: l’intervista a cuore aperto al missionario palermitano

L’intervista di Palermo Live al cantautore palermitano, ora missionario laico e fondatore della ONLUS Ali per Volare: dagli inizi alle prossime sfide

“La missione appartiene a tutti”. È questa la frase che, con commozione, ci siamo sentiti ripetere più volte da Rino Martinez, cantautore palermitano, missionario laico e fondatore della ONLUS Ali per Volare.

Lo abbiamo intervistato di rientro da una delle sue missioni in Congo. Rino, infatti, è tornato a Palermo per curare una brutta polmonite dopo aver contratto la malaria falciforme. Dal suo racconto traspare tutto l’entusiasmo per ciò che fa. 

L’intervista a Rino Martinez

Gli chiediamo subito come tutto sia iniziato. Dai palchi importanti, come quelli di Sanremo e del Festivalbar negli anni ’80, all’Africa.Quando il cantautore è diventato missionario?”

“Ci sono degli autobus che passano e tu decidi di salirci sopra”, inizia così il suo racconto. “Sono sempre stato una persona libera, senza viver alcun tipo di condizionamento pur rispettando le ‘condizioni’ della mia vita, come la mia famiglia. Mi sono sempre occupato dei più deboli. Anche quando ero bambino, in collegio, difendevo sempre i miei compagni dai bulli. Poi, crescendo, mi sono occupato per anni anche di altre storie: tossicodipendenti, bambini abusati… Ho avuto al mio fianco, grazie a mio fratello, anche Padre Don Pino Puglisi. Poi nel 1998 è passato questo autobus con Suor Maria Goretti, palermitana missionaria in Africa. Dissi ‘Perché no?’ Ne approfittai e partii con lei”.

Inizia da qui la sua esperienza in Congo, uno dei territori più difficili dell’Africa, dove Rino volle in primis verificare la situazione degli orfanotrofi locali. Nel 2002 ne costruì uno, l’orfanotrofio di Padre Pino Puglisi, che ospitava 40 bambini, alcuni di loro portati anche in Italia.

I bambini. Sono stati loro fin dall’inizio la vera missione di Rino. Con i loro corpi così gracili, provati dalla malnutrizione e dalle malattie, era necessario far qualcosa per loro e farlo nel minor tempo possibile. Rino è il fondatore dell’Associazione Missionaria Interculturale “Ali per volare”, nonché fondatore e promotore della “Giornata Mondiale Contro lo Sfruttamento Minorile”, promuovendo diverse iniziative umanitarie.

Ma insieme alle prime opere concrete, arrivarono ben presto anche le prime difficoltà.

“Avevo deciso di espormi denunciando la situazione dei bambini e delle bambine soldato, una delle piaghe più diffuse nel paese. A causa di questo, ero stato informato che volessero tendermi un agguato per uccidermi. Da lì cambiò un po’ tutto. Scelte che presi anche a seguito dell’incontro con il presidente dell’Unicef in Congo, il quale mi parlò della situazione dei pigmei in estinzione. Anche lì però altrettante difficoltà perché si sosteneva che non esistesse un dossier ufficiale che documentasse la grave situazione. Decisi allora di andare a esplorare la foresta equatoriale nella parte nord, dove vivono. Feci per due anni delle esplorazioni per capire effettivamente cosa si potesse fare. Capii subito che le prime cose necessarie erano acqua e cure, portare dei medici ed infermieri, quella che io un po’ chiamo una piccola clinica itinerante, curando tutte le patologie che avevo già riscontrato. Ma anche durante questi anni in esplorazione pagai diverse conseguenze. All’inizio, non conoscendo bene il territorio, non ero abbastanza equipaggiato per affrontarlo. Oramai la foresta la conosco bene, ho imparato ad esser prudente”.

“Paure, difficoltà, ma sei sempre andato avanti senza mai indietreggiare. Cosa ti ha spinto e cosa continua a farlo dopo tutti questi anni?”

“Di sicuro non è mai stato semplice ma ho sempre continuato. Il problema che mi angoscia molto è la malnutrizione dei bambini, le patologie endemiche, come la lebbra, sempre più diffuse. Non posso dimenticare mai la vera missione, l’obiettivo. Quando vedi i bambini che ti sorridono mentre stanno morendo, lì non puoi fare un passo indietro. A marzo parte la missione per la lebbra, c’è pronta un’equipe di medici per iniziare un protocollo al fine di poter arrestare. Io faccio un lavoro di cure e formazione, però la prevenzione ed educare il villaggio risulta ancora la parte più complessa, appare quasi un’utopia”.

“La tua famiglia ti ha sempre supportato?”

“Non ho sempre ricevuto pieno appoggio dalla mia famiglia, è normale. Dedicavo del tempo a loro, il centro di tutto, ma allo stesso tempo volevo anche dedicarmi agli altri. La mia famiglia ha avuto paura che io non potessi più fare ritorno. Quando tornai nel 2009 con il cancro, da quel momento capirono che per me questa vocazione era vita. Finita la chemio, infatti, partii un’altra volta in missione. Oggi sono tutti coinvolti: mia moglie Anna si occupa della la parte organizzativa e delle campagne di sensibilizzazione, mio figlio Claudio, che è anche musicista, si occupa della parte multimediale con i vari reportage. Poi ci sono diversi ragazzi che collaborano con me. Tra questi, c’era anche Miki che è venuto purtroppo a mancare un paio di anni fa. Un giovanissimo di 28 anni a cui ho dedicato la mia ultima missione ‘Cuore per la vita Miki’. Me lo porto come un angelo che ci protegge lì dentro alla foresta”.

“Per quanto riguarda la gente comune, che tipo di riscontro hai ricevuto in questi anni?”

“Noto che in Italia non ci sia quasi più voglia di sentir parlare dell’Africa. Mi sento rispondere che purtroppo la gente non può più aiutarmi perché ci sono altri problemi, come la guerra. E allora io lì invito a vedere i miei reportage per poi sentirmi dire: ‘Non è giusto che questi bambini muoiano così’. Ma finisce lì. La gente non c’è più”.

“E guardando invece alle istituzioni?”

“Istituzioni? Ho fatto proposte anche in Europa ma non sono mai sceso a compromessi. Se entri in una sfera in cui inizi a cedere a determinate richieste, se ti attacchi al denaro fine a sé stesso, è la fine. Ho ricevuto anche prestigiosi premi ma non sono mai andato a ritirarli, perché le cose importanti da fare sono altre. Non ho mai ricevuto un vero e proprio sostegno economico concreto dalle istituzioni, neanche da quelle regionali e locali. Eppure la mia città mi conosce bene, ma non ho alcun tipo di risentimento o rancore adesso. L’ho avuto all’inizio ma basta, anche perché fa male anche fisicamente, ne risenti molto. Ed è l’ultima cosa di cui ho bisogno”.

“Oltre alla Onlus Ali per Volare, quali sono i prossimi progetti, le prossime sfide?”

“Ho costruito, anche grazie a mio fratello Pino con il comitato intercondominiale Brancaccio e anche grazie a Padre Cosimo Scordato, un ospedale all’interno della foresta, il primo costruito con il criterio ‘occidentale’. Abbiamo messo i pannelli solari, le stanze per i bambini malnutriti, i reparti per l’assistenza alle donne incinte che riguarda tutto un altro progetto dedicato proprio a questo. L’ospedale, dopo tre anni di lavori, dovrebbe esser inaugurato a fine giugno. A tal proposito, voglio ringraziare particolarmente le zie di Miki per aver fatto un’importante donazione che ci ha consentito di equipaggiare l’intero l’ospedale. La sfida, per il resto, è sempre stata costante, anche sul mio corpo, sulla mia persona. La gente mi chiede di tornare in Congo e io non vedo l’ora di farlo, soprattutto per continuare proprio con l’assistenza alle donne incinte. Abbiamo purtroppo scoperto anche molte donne con tumori. Una di loro ha deciso di portare avanti la gravidanza nonostante tutto. Una testimonianza forte, incredibile, per lanciare il messaggio ad altre donne”.

Ci confrontiamo poi sul tema dei valori, su quelli basilari che ormai sembrano essersi persi, lasciandosi trascinare da una vita troppo frenetica e che guarda sempre meno al prossimo. 

“Manca anche soltanto dirsi un ‘Ti voglio bene’, un gesto, un saluto. Abbiamo perso un po’ tutto, quel reale senso di carità che dovrebbe appartenerci”. 

Donazioni

Per chiunque volesse fare una donazione, facendo anche propria la missione di Rino, è possibile seguendo diversi modalità: 

DONA ORA a Ali per volare
Banca Intesa Sanpaolo
Via Mariano Stabile 152 90139 Palermo (Italy)
IBAN: IT21Z0306904630100000011361

CHE BANCA
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Con Bollettino Postale:
Conto Corrente postale N.: 88459680

Con Bonifico Postale:
IBAN: IT48Y0760104600000088459680

Anche un piccolo gesto può rivelarsi estremamente utile, ciascuno di noi può far qualcosa riportando alla mente e al cuore quelli sono i veri valori, quelli che contano.