Rivoluzione a Medicina, stop al test di ingresso: cosa cambierà? A UniPa mancano le aule
Lo stop al test di ingresso alla facoltà di Medicina, tanto chiacchierato ma ora vicino al compimento, sta smuovendo le opinioni in tutti gli atenei italiani. La novità è stata presentata in Senato e l’intenzione del governo è fare in modo che il nuovo sistema sia operativo già dall’anno accademico 2025/2026. I posti arriverebbero a 25 mila rispetto ai 20mila di questo anno accademico.
Si entrerà dopo un semestre ad accesso libero, dopodiché verrà stabilita una graduatoria nazionale che terrà conto degli esami fatti, che saranno uniformi per tutti gli atenei italiani. Il proseguimento degli studi al secondo semestre sarà condizionato dal conseguimento di tutti gli esami previsti per il primo e dalla posizione nella graduatoria di merito nazionale.
Stop test di Medicina, cosa cambierà?
Gli studenti che non superano la selezione per il secondo semestre potranno utilizzare i crediti formativi acquisiti nei primi sei mesi per iscriversi ad altri corsi di laurea, evitando così di perdere l’anno. Il nuovo sistema riguarda anche i corsi di laurea in Odontoiatria e protesi dentaria e in Medicina veterinaria.
Il testo è stato approvato dalla Commissione Istruzione del Senato, deve passare in Aula e poi alla Camera. “Viene abolito il test con le domande schizofreniche, con una valutazione estemporanea di test a crocette. Si tratta di una legge delega, i particolari saranno precisati appunto nella delega”, così il presidente della Commissione Sanità del Senato.
Test di medicina, i dubbi della Crui e del rettore di Unipa
La Crui (Confederazione dei Rettori delle Università Italiane) non sembra essere d’accordo con la scelta presa dal governo. “L’Ingresso di 40-60mila candidati in più è semplicemente impensabile”, afferma la Crui in una nota. “Le risorse attuali, già insufficienti per gli attuali 20mila studenti, non possono coprire un aumento così consistente”. La preoccupazione riguarda la qualità della formazione, che rischia di essere compromessa dall’eccessivo numero di studenti.
In merito si è espresso anche Massimo Midiri, rettore dell’Università di Palermo, che evidenzia in un’intervista al Il Sicilia.it le possibili difficoltà di trovare strutture adatte per lo svolgimento delle lezioni di Medicina a numero aperto: Solo a Palermo si prevede un’iscrizione di massa di circa tremila persone. Non sappiamo dove metterli e questa condizione ci costringerà inevitabilmente a svolgere questi primi mesi in telematica“. “Questo meccanismo mi lascia perplesso e non credo che rappresenti una soluzione. Mancano le condizioni organizzative, logistiche e anche quelle legate al personale, vista la mancanza di personale“, conclude il rettore dell’ateneo nel capoluogo siciliano.