Il capo della brigata Wagner Evgenij Prigozhin e il suo vice sono morti a due mesi esatti dalla “marcia della libertà”, poi interrotta, verso il Cremlino. I due erano a bordo di un jet privato insieme ad altri 5 passeggeri e tre piloti. L’aereo è precipitato mentre era in volo dalla capitale e diretto a San Pietroburgo. Lo schianto non ha lasciato scampo ad alcun passeggero.
Quali siano le ragioni che si nascondono dietro l’incidente non si sa. Le autorità del Paese guidato da Vladimir Putin non chiariscono i contorni della vicenda, mentre dalla Wagner tuonano: “Ucciso da Mosca”, e minacciano la Russia di “conseguenze disastrose”. In effetti, cosa si nasconda dietro l’incidente è ancora da chiarire. È una coincidenza a due mesi dal tentativo di golpe? Oppure una vendetta servita dal Cremlino per la “pugnalata alle spalle” del 23 giugno?
I canali Telegram più vicini alla Wagner, come Grey Zone, sostengono che l’Embraer sul quale viaggiava Prigozhin è stato “abbattuto dal fuoco della difesa aerea del ministero della Difesa russo” e il loro capo “è morto a causa delle azioni dei traditori”.
L’ufficialità della morte di Prigozhin è arrivata soltanto in serata, con la notizia rilanciata per la prima volta dall’emittente televisiva statale Russia 24, che ha confermato la scomparsa del capo della Wagner. Un annuncio che ha sciolto il giallo che si era sviluppato intorno al caso, visto che negli stessi minuti in cui si parlava dello schianto, un secondo aereo di proprietà del capo dei mercenari stava volando sopra Mosca.
Lo sosteneva Grey Zone, alimentando le speculazioni sul destino del fondatore del gruppo di combattenti. “Il secondo aereo privato di Yevgeny Prigozhin Embraer ERJ-135BJ ‘Legacy 650’ con il numero RA-02748, dopo l’abbattimento con la difesa aerea di un altro aereo di Prigozhin con il numero RA-02795, sta attualmente volando nel cielo sopra Mosca“, ha scritto il canale poco dopo aver dato notizia del jet privato caduto nella regione di Tver ma la conferma della morte di Prigozhin ha tolto ogni dubbio.