La notte fra il 30 aprile e il 1° maggio, è’ stata la madre Nazia a consegnare la figlia Saman allo zio Danish. E’ quello che emerge dalla ordinanza del Gip Luca Ramponi, che dispone l’applicazione di misure coercitive nei confronti, oltre che dello zio, dei genitori e dei due cugini della ragazza. Il destino di Saman si è compiuto nel giro di 13 minuti. Il suo sogno di vivere una vita libera dalle imposizioni della sua famiglia, magari all’estero con il suo fidanzato, si è spezzato fra le 00.09 e le 00.22 del 1° maggio. Alle 00.09 del 1° maggio le telecamere inquadrano la ragazza mentre conversa con il padre Shabbar e con la madre Nazia. Poi con la madre raggiunge l’inizio della carraia delle serre.
La ragazza ha sulle spalle uno zaino di colore avorio. Nazia, la madre, tiene lontano il marito quando cerca di avvicinarsi a Saman. Mentre Shabbar, il padre, resta nella visuale delle telecamere, le due donne si inoltrano nella carraia di fronte la casa di Danish. Questa è’ l’ultima immagine che rimane della 18enne pakistana. In fondo a quella carraia c’è lo zio ad attenderla e lì si compie il destino della ragazza. Che, secondo gli inquirenti, è quello di essere stata uccisa, probabilmente strangolata . E poi sepolta in una buca che era stata scavata la sera prima da Danish Hasnain insieme ai due cugini di Saman, Ikram Ijaz e Nomanulhaq Nomanulhaq.
Alle 00.11 Nazia e Shabbar, genitori di Saman, rientrano a casa senza la ragazza. Alle 00.15 il padre Shabbar esce di casa con il telefono cellulare in mano e va verso la carraia dove si era diretto prima insieme alla figlia e alla moglie. Quando esce non ha nulla in mano, oltre al telefono, ma rientra a casa dopo qualche minuto con in mano uno zaino avorio, simile a quello che aveva prima Saman.