Il fratello di Saman Abbas, la giovane uccisa a Novellara la sera del 30 aprile 2021, ha raccontato davanti alla Corte di assise la sua versione dell’accaduto. “Ho visto tutta la scena. Io ero alla porta. Mia sorella camminava, mio zio l’ha presa dal collo e l’ha porta dietro alla serra. Ho visto i cugini, solo la faccia”, ha detto il ragazzo davanti ai giudici, accusando così nuovamente lo zio e i cugini del delitto organizzato, in ipotesi di accusa, dai cinque familiari. Il corpo di Saman è stato trovato solo un anno e mezzo dopo, in un casolare diroccato nelle vicinanze.
Il fratello della vittima, che ha da poco compiuto 18 anni, ha parlato coperto da un paravento, ma il suo volto era ripreso negli schermi a lato dell’aula. In passato aveva affermato che i suoi cugini non c’entravano nulla, ma oggi spiega: “Ho detto una bugia perché mio padre mi disse di farlo” e “Mi ha detto di non dire niente”. Così ha detto rispondendo alle domande dell’avvocato dell’imputato Nomanhulaq Nomanhulaq, suo cugino. “Io da piccolo avevo paura di mio padre e di mio zio“, ha aggiunto. “Quando sono andato dall’altro giudice – ha continuato – ho detto che non hanno fatto niente, ero costretto da mio padre”.
Nel corso dell’udienza in Corte di assise a Reggio Emilia, dopo che la presidente Cristina Beretti ha sollecitato la richiesta di informazioni all’ufficio minorile, si è appreso che il fratello di Saman “allo stato non è stato iscritto nel registro degli indagati” della Procura per i minorenni di Bologna.
“Mentre facevano i piani, io stavo sulle scale ad ascoltare, non tutto ma quasi. Ho sentito una volta mio padre che parlava di ‘scavare’“, ha detto ancora il ragazzo. A fare i piani sarebbero stati “Noman, papà, mamma e altri due, Danish e Ikram”. Il giovane ha indicato i cinque familiari imputati per l’omicidio della sorella come persone presenti alla conversazione in camera da letto, nei giorni prima della scomparsa. Si tratta del cugino Nomanhulaq Nomanhulaq, del padre Shabbar Abbas, la madre Nazia Shaheen, lo zio Danish Hasnain e l’altro cugino Ikram Ijaz.
Il giovane ha detto anche di non ricordare dove fosse Saman in quel momento. “Non ricordo, sono confuso”, la sua risposta. La riunione sarebbe durata “più o meno mezz’ora” e il giovane ha detto di aver sentito anche “passare dietro alle telecamere”.
Il ragazzo ha anche ricostruito gli ultimi momenti della vita di Saman nella casa di Novellara. Il padre Shabbar lo avrebbe minacciato, intimandogli di mostrare le chat tra lei e il fidanzato, che il giovane, ai tempi 16enne, aveva registrato. “Mi disse fammi vedere questi messaggi, se no ti appendo a testa in giù nelle serre”, ha raccontato. “Io ho sempre paura di mio papà”. Poi Saman andò in bagno e quando uscì ci fu il litigio. “Voleva fare la sua vita”, ha detto il fratello. “Mentre lei era in bagno, mio padre ha chiamato qualcuno, non so chi. Ho sentito qualcosa del tipo ‘state attenti alle telecamere'”.
“Qualcuno ti aveva detto che Saman era stata seppellita?”, gli è stato chiesto. “Sì”, ha risposto il giovane. “Noman, gli avevo chiesto io, perché volevo abbracciare mia sorella. Ma l’ho chiesto anche allo zio, prima di partire per Imperia”.
Dopo la scomparsa della ragazza, a maggio 2021, il giovane era partito per la Liguria con lo zio, ma venne fermato ad un controllo e portato in una comunità per minori. Lo zio invece lasciò l’Italia e venne rintracciato mesi dopo in Francia. Alla domanda dell’avvocato di Nomanhulaq sul perché non avesse parlato negli interrogatori al pm e ai carabinieri, il giovane ha risposto: “Perché non mi dissero di preciso dov’era, solo che era sotto terra. E sempre per la questione di mio papà, avevo paura di lui”.