Negli ultimi tempi i cimiteri di Palermo riservano sorprese non positive ai cittadini. Ai Rotoli da anni si è costretti ad assistere a una indecente situazione che condanna molte centinaia di defunti a restare senza sepoltura per molti mesi, in attesa di una difficile sistemazione, o aspettando la cremazione. Ma in altri comuni perché il forno crematorio è fuori uso da tempo. L’altro cimitero cittadino, Sant’Orsola non ha questi problemi, ma recentemente ha riservato ai suoi “clienti” un fastidioso invito a pagare l’Iva su circa 5 mila sepolture acquistate nel periodo compreso tra il 2014 e il 2019. Sepolture che già puntualmente pagate, onorando quindi contratti già chiusi con il versamento del totale concordato, “Iva inclusa”.
Il motivo di questa richiesta di Iva pregressa è nato perché il soggetto gestore del cimitero ha mutato natura giuridica. Prima era Istituto pubblico di assistenza e beneficenza (Ipab), e adesso è diventato Fondazione. Nella precedente situazione, come Ipab era esentato dall’Iva sull’importo dei loculi, e la faceva pagare al 22% solo sui servizi, come pratiche e tumulazione. Adesso invece l’Agenzia delle Entrate ha stabilito che la fondazione che gestisce il più grande cimitero della città “non è esente da Iva sulle tariffe delle concessioni”, e la obbliga a versare l’imposta del 10%. Quindi l’ente gestore del camposanto ha iniziato a diffidare e mettere in mora i parenti dei defunti. Coloro cioè che hanno acquistato una sepoltura dal 2014 al 2019 a Sant’Orsola, nonostante contratti già regolarmente chiusi ed onorati.
La richiesta di questo balzello sta provocando delle prese di posizione e possibili battaglie legali. C’è chi sta pagando, ma c’è anche chi non intende pagare, giudicando infondata la richiesta dell’integrazione di un prezzo già determinato e accettato da ambo le parti. Il vicepresidente della Prima circoscrizione, Antonio Colao, ha avuto diverse segnalazioni in proposito. Ed a Palermo Today ha parlato di una “situazione anomala, al limite dell’inverosomile”. E ha citato il caso di un cittadino che ha ricevuto la diffida dopo quattro anni dal decesso della madre, che, dice Colao , certamentesi sta rivoltando nella tomba perché, prima di morire, per non pesare sui figli aveva pensato a tutto, utilizzando i suoi risparmi per pagare l’intera fattura del funerale. «E’ inspiegabile la richiesta della fondazione ─ ha aggiunto Colao ─, e sentirsela raccontare con tristezza dal figlio suscita la voglia di fare chiarezza».