Gino Strada, recentemente scomparso, nelle interviste rilasciate negli ultimi tempi aveva sempre chiarito la sua posizione verso il Covid. Aveva detto che avrebbe fatto il vaccino, come aveva sempre puntualmente fatto, in genere, anche per operare in aree di guerra. Ed era a favore della liberalizzazione dei brevetti per aumentare la produzione ed estendere ulteriormente la diffusione dei preparati anti-covid. «Nessuno è al sicuro finché tutti sono al sicuro, soprattutto in una pandemia come questa – aveva detto a Piazza Pulita –, e c’è una sola soluzione. Che si aumentino i centri di produzione del vaccino anti Covid». Ad Askanwes aveva inoltre detto: «Non ho alcun dubbio sul fatto che i vaccini abbiano rappresentato un passo avanti fondamentali della medicina. Come tutti i farmaci hanno degli effetti collaterali, vanno usati con intelligenza e bisogna stare attenti a certe posizioni massimaliste o senza base scientifica. Dire che i vaccini fanno male o sono pericolosi è una fesseria».
Strada, fondatore di Emergency, medico chirurgo, è morto a 73 anni. Da anni soffriva di problemi al cuore. È morto, riporta Lapresse, mentre era in vacanza in Normandia, Francia, con la seconda moglie Simonetta che aveva sposato lo scorso giugno. Alla notizia della sua morte sui social network è partito subito lo sport preferito di certi complottisti internauti no-vax: il tiro al vaccinato. Di sicuro Gino Strada non avrebbe gradito queste “attenzioni”.
“Cor vaccino se semo giocato pure Gino Strada. Vabbé un piddino in meno”, ha scritto elegantemente uno, aggiungendo un particolare gratuito e pretestuoso, nonché falso. “La doppia dose di Pfizer avrà accentuato i suoi problemi di cuore?”, si è chiesto un altro retoricamente, come ha fatto un altro: “Azzardo un’ipotesi: e se il vaccino avesse aggravato le sue condizioni di malato di cuore?”. Sono fioriti i soliti sospetti: “Signori non so voi ma a me questa ecatombe di personaggi noti mi rimane molto ma molto strana. Insieme ai tanti casi di ragazzi mancati per malore che si leggono solo sui giornali locali”. E qualcuno ha invocato una verifica alle fonti presenti sui social: “Mi confermate che ha fatto il Vaccino?”.
Comunque niente di nuovo. Era successo dopo la scomparsa di Raffaella Carrà, con quella di Libero De Rienzo, e dopo la dipartita di Carla Fracci: ai tempi della pandemia da coronavirus e soprattutto della campagna vaccinale e del Green Pass, i vip non sono più liberi di morire a causa di qualsiasi causa che non siano i vaccini. Questo tipo di sciacallaggio si è riscontrato anche dopo la morte di Gianfranco D’Angelo. Da più parti interessate ad una certa speculazione è stato ipotizzato che lo showman e noto volto televisivo soprattutto durante gli anni ’80, non ce l’avrebbe fatta in seguito alla somministrazione del solito “siero sperimentale“.
Ma ancora una volta, si tratta solo di tentativi messi in atto da squallidi frequentatori di social. Una breve nota rilasciata dall’agenzia di stampa che lo seguiva, ha chiarito fin da subito che Gianfranco D’Angelo è morto all’età di 85 anni “dopo una breve malattia“. Nient’altro che potesse dare forma a sospetti. Qualsiasi tipo di illazione che investe il vaccino risulta pertanto priva di fondamento, ed è una forma di sciacallaggio soprattutto offensivo nei confronti della sua famiglia colpita dal lutto. Inoltre, si potrebbe anche aggiungere che Gianfranco D’Angelo non ha mai detto pubblicamente di essersi sottoposto al vaccino, e inoltre, considerando la sua età, è probabile che l’eventuale adesione alla campagna vaccinale possa essere avvenuta, nel suo caso, diversi mesi fa.