Oggi ci ha lasciati Maria Sagona, la vedova di Mario Francese, il cronista del Giornale di Sicilia ucciso dalla mafia nel 1979.
Una vita segnata da una di quelle pagine che hanno sporcato la coscienza di Palermo.
La mafia che uccide e lascia anche orfani e vedove e la devastazione che potrebbe generare altra morte, quella delle esistenze spezzate nonostante il cuore continui a battere.
E le donne, vedove e madri, hanno spesso rappresentato ancore di salvezza, baluardo di sentimenti, inestirpabili coscienze civili.
È difficile pensare a Paolo Borsellino senza che nitida appaia l’immagine della moglie Agnese.
E così è per chi ha pianto il giudice Terranova nel silenzio di una casa declinata negli anni a venire solo al femminile. E ricordiamo l’impegno civile di Rita Bartoli nel nome del giudice Costa, a testimoniare il prolungamento della lotta per la legalità che in Sicilia è stata spesso marchiata a lutto.
Il dolore ha tante facce, superarlo è quasi impossibile senza maledire una terra che talvolta ha assistito inerme al crescere del suo seme maligno. La mafia s’è portata via l’abnegazione di tanti siciliani, ma il martirio dei loro corpi ha generato coraggio e speranza.
Maria Sagona un pezzo della sua vita l’ha lasciata lì, sul selciato di via Campania dove Mario ha chiuso la sua esistenza. E da quel momento è stata il fulcro di quella vita che non doveva essere negata ai suoi figli, Fabio, Giulio, Giuseppe e Massimo.
Il riserbo è stata la faccia più visibile di quelle mille facce che ha il dolore. Oggi l’abbraccio che le tributa Palermo è il riconoscimento alla donna che non ha maledetto il volto vile di una città, ma che ha scelto di essere madre sino all’ultimo dei suoi giorni.
Le più sentite condoglianze a Giulio Francese, presidente dell’Ordine dei Giornalisti di Sicilia, e ai fratelli Fabio e Massimo dalla redazione di Palermo Live