Palermo, nasce la prima scuola di lingua bengalese: “Obiettivo l’inclusione”

A promuovere il progetto, in via sperimentale, un gruppo informale di volontari, composto da giovani e non, originari del Bangladesh e residenti nel quartiere Noce

bengalese

È nata nel quartiere Noce di Palermo, la prima scuola di lingua bengalese gratuita, aperta a bambini e ragazzi di età compresa tra i 6 e i 12 anni. L’inaugurazione è avvenuta sabato 12 marzo presso la Parrocchia Sacro Cuore Di Gesù. A promuovere il progetto, in via sperimentale, un gruppo informale di volontari, composto da giovani e non, originari del Bangladesh e residenti nel quartiere.

Sono orgoglioso si essere metà bengalese e metà italiano – dice Shaidul Abdul coordinatore del gruppo informale della comunità bengalesee lo sono perché mi sento parte della storia di due popoli che hanno raggiunto i più grandi traguardi culturali grazie ai loro eroi. Sheikh Mujibur Rahman padre fondatore del Bangladesh che ha guidato il suo popolo all’indipendenza dal Pakistan, così come i partigiani ed i padri costituenti furono artefici di quella che oggi è la più bella costituzione del mondo occidentale. A Salvo Altadonna che è il compagno con il quale per primo ho condiviso quest’idea e che con me si è impegnato per realizzarla – prosegue Shaidul – dico grazie per avermi dato l’occasione di conoscere Salvo Massa, ‘a strummula, la Dirigente Silvia Schiraldi, il gruppo informale de “I Lazzitieddi” che oggi ci consentono di consolidare la sinergia territoriale.

Oggi – conclude – non rispondiamo semplicemente ad un bisogno espresso dalla prima generazione di bengalesi ma andiamo oltre donando alla collettività tutta l’identità di un popolo espressa attraverso la sua lingua.

SCUOLA BENGALESE SIMBOLO DI INCLUSIONE

“Sono una donna di scuola – dice Silvia Schiraldi Dirigente dell’I.C. Manzoni/Impastatoe nel linguaggio della scuola, la parola inclusione è scritta nel proprio DNA. Molto probabilmente i nostri plessi: Manzoni, La Pira, Impastato sono frequentati da alcuni dei bambini e delle famiglie qua presenti. Quella presentata oggi, è una iniziativa straordinaria che ci auguriamo diventi ordinaria, quindi considerata come “ normalità “.

A scuola si usano tanti linguaggi, tra tanti un linguaggio universale: quello dello sguardo, quello della gentilezza che accompagna la gestualità. Ma senza dubbio per potere comunicare efficacemente occorre parlare la stessa lingua. Anche io tante volte, confrontandomi con le famiglie di etnie non italiana, mi sono trovata in difficoltà, avrei voluto dire tante cose, utilizzando le giuste parole. Conoscere bene la lingua dell’interlocutore ti fa arrivare al suo cuore. È importante conoscere il bengalese, come è importante conoscere l’inglese ed il francese. Il bambino di origini bengalesi recupera “le sue radici”; il bambino palermitano comunica più efficacemente con il compagno di banco e scopre quanto sia simile, pur nella diversità “ il canto” del linguaggio orale. Come le altre scuole del territorio, appoggio tantissimo l’iniziativa”.

SINERGIA CON LA CITTADINANZA

L’idea della scuola di bengalese nel quartiere Noce – dice Salvo Massa presidente dell’associazione ‘a strummula che è soggetto promotore di PEC – nasce dal bisogno espresso dai residenti originari del Bangladesh, di mantenere viva la loro lingua e la loro cultura. Bisogno che è stato esternato a Salvatore Altadonna, presidente della Commissione Attività Sociali della V Circoscrizione, in occasione della festa del primo laureato della comunità bengalese della Noce.

La Circoscrizione, forte del lavoro sinergico che sta svolgendo con gli attori chiave della comunità educante del quartiere, ha saputo interconnettere tale bisogno con le azioni poste in essere nell’ambito del progetto per il contrasto alla povertà educativa “PEC – Poli Educanti in Condivisione”, sostenuto dall’Impresa Sociale Con i Bambini, e, nello specifico con l’azione “Volontariamente per la scuola e per il quartiere”.
Se questo bisogno ha potuto trovare una risposta è perché esiste in questo contesto territoriale, un lavoro già avviato dalla comunità educante, che mette al centro delle sue progettualità a lungo termine, la partecipazione e la pratica della cittadinanza attiva.

Questa e tante altre esperienze analoghe, dimostrano – prosegue Massa – che, per promuovere processi partecipativi autentici, c’è l’assoluta esigenza di sganciarsi dalla logica dei progetti “confezionati” per i beneficiari. È fondamentale programmare interventi educativi e pedagogici flessibili che vengano progettati con i beneficiari. L’azione di PEC “Volontariamente per la scuola e per il quartiere” ne rappresenta l’essenza.
A tal proposito, altri gruppi informali sono nati in seno a questa azione. Uno tra questi, è quello de “I lazzitieddi”, composto da un gruppo di mamme del quartiere. Nella giornata di domenica hanno coinvolto insegnanti, operatori sociali e altri genitori in un intervento di riqualificazione di uno spazio del plesso scolastico Peppino Impastato.

COESIONE SOCIALE CON LA GENTE

Il progetto della scuola di Bengalese, che si realizza all’interno degli spazi della parrocchia Sacro di Gesù alla Noce, si colloca – dice il parroco Salvatore Lo Curcio – in linea con l’obiettivo di rendere gli spazi della parrocchia, spazi in cui “fare comunità” ed in cui promuovere l’inclusione e la coesione sociale”.

“Sono soddisfatto – afferma il consigliere Salvo Altadonnadel lavoro che in questi anni è stato svolto. Un lavoro che va nella direzione giusta, ovvero, quella di percepire l’istituzione di prossimità come partner per co-progettare azioni sul territorio e non come elemento divisivo. La Politica che realizza con la gente e non per la gente può andare a testa alta e il Metodo Noce lo dimostra”.

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