Scuola: pressing dei presidi sull’obbligo del vaccino ai professori
Il capo dei presidi rilancia l’obbligo di vaccino per gli insegnanti. Il sindacato: «Se occorre, ci adeguiamo». Sileri non è convinto
Nell’ordine del giorno del Consiglio dei ministri di oggi potrebbe anche esserci la questione del vaccino agli insegnanti e al personale scolastico. È un argomento che attualmente tiene banco, anche in vista dell’incontro al ministero dell’Istruzione con i sindacati per cominciare a discutere del protocollo per tornare in classe a settembre. Il capo del sindacato dei presidi, Antonello Giannelli, ieri parlando a Rai 2 ha rilanciato l’idea dell’obbligo della vaccinazione per professori e personale scolastico: «Per riprendere in sicurezza e fare a meno del distanziamento, come si legge nel parere del Cts, servirebbe la totalità dei vaccinati o la quasi totalità, secondo percentuali che lo stesso Cts dovrebbe precisare. Qualora non si riuscisse in tempi molto rapidi a ottenere questa vaccinazione si dovrebbe valutare una forma di obbligo per coloro che sono a contatto con l’utenza».
IL PARERE DEL SINDACATO E DEL SOTTOSEGRETARIO SILERI
Comunque, questo tema dell’obbligo di vaccino non è nuovo, e divide i partiti che sostengono il governo. I sindacati degli insegnanti evitano di entrare nel merito. Come il segretario Cgil scuola, Francesco Sinipoli. Che spiega: «È una decisione del governo, non oggetto di trattativa. Se si riterrà che serve per la salute pubblica, ci adegueremo. Non vorremmo però che la questione della vaccinazione diventasse un diversivo rispetto ai problemi che vanno risolti in vista di settembre. A partire dagli insegnanti dell’organico Covid per i quali ci sono i fondi solo fino a dicembre».
La soluzione di introdurre l’obbligo di vaccinazione per gli insegnanti non convince il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri. «Sono 215 mila gli insegnanti non vaccinati ─ dice ─. Sembra un numero altissimo, mentre invece è una percentuale bassa e localizzata in alcune regioni. Credo che una moral suasion sia necessaria in quelle regioni che altrimenti avrebbero seri problemi nella didattica».