Se l’abusato è un uomo niente legge anti-violenza, nessun consultorio
Abusato sessualmente va al centro antiviolenza ma lo mandano via: “Sei un uomo”. Per un ragazzo ventenne tutte le porte chiuse
Purtroppo esiste anche l’uomo che violenta un altro uomo. Che lo stupra, nel corpo e nell’anima, esattamente come può capitare a una donna. Ma in Italia, che già ha qualche problema nel tutelare le donne, quando è l’abusato è un uomo, e chiede aiuto, tutte le porte gli si chiudono in faccia. Una dietro l’altra. Ad un ventenne violentato da una persona di poco più grande di lui è stato detto chiaro e tondo, «Sei un uomo», dunque per la legge non “meritevole” di sostegno.
Per l’uomo violentato non scatta nessun “Codice rosso” e nessun “Codice rosa”
Questa è una storia che genera notevoli spunti di riflessione, e arriva dal Veneto. Paolo (un nome di fantasia) è un ragazzo di venti anni, e come tanti ha voglia di ricominciare dopo due anni di restrizioni. In estate in una app per incontri conosce un tipo che sembra fare al caso suo. I due sembrano piacersi, s’intendono, si parlano, decidono di incontrarsi. Ma al primo incontro il sogno romantico del ragazzo si traduce nella peggiore delle violenze. Paolo denuncia, va in ospedale, i medici dicono che sì, è stato violentato. Solo che non scatta nessun “Codice rosso” e nessun “Codice rosa”. Il motivo? E’ un uomo, e per gli uomini non si può attivare il protocollo del codice rosa. Esistono due leggi, la prima nazionale e la seconda regionale, che servono a velocizzano l’iter delle indagini in caso di violenza sessuale, maltrattamenti e stalking. Ma in entrambe però non compare la parola ‘uomo’. Sono fatte su misura solo per le donne Quindi per Paolo addio corsia preferenziale per accelerare le indagini.