Sei ancora in affitto? Basta buttare soldi: quella casa è già tua di diritto firmando questi documenti | Non serve nemmeno il mutuo

Affitto - fonte pexels - palermolive.it

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Esistono varie tipologie di affitto, una di queste ti fa diventare proprietario della casa dove stai da tempo

Il contratto d’affitto più comune è quello ordinario a canone libero e prevede una durata minima di quattro anni, rinnovabili automaticamente per altri quattro, salvo disdetta motivata del locatore entro i primi quattro anni per cause specifiche. Trascorsi gli otto anni, le parti possono decidere di rinnovare il contratto o interrompere il rapporto con una comunicazione di almeno sei mesi prima della scadenza. In caso di mancata iniziativa da parte di locatore o conduttore, il contratto si rinnova tacitamente alle stesse condizioni.

Poi esistono i contratti transitori che hanno una durata compresa tra 1 e 18 mesi. Trascorso il termine, la locazione si conclude automaticamente, salvo diverso accordo. Nei contratti transitori per studenti, invece, la durata varia tra 6 e 36 mesi ed è riservata a studenti universitari fuori sede. Il canone è vincolato agli accordi locali e il locatore deve verificare lo status di studente del conduttore.

Il contratto a canone concordato ha invece una durata di 3 anni più 2 di proroga automatica, offre un canone inferiore rispetto al mercato, stabilito attraverso tabelle basate sulle caratteristiche dell’immobile. È una formula vantaggiosa per i conduttori, grazie a detrazioni fiscali, e per i locatori, che beneficiano di agevolazioni come riduzioni sull’Irpef e sull’imposta di registro.

Esiste poi il contratto di comodato d’uso che consente al proprietario di concedere gratuitamente un immobile per un periodo o un utilizzo determinato, con l’obbligo per il comodatario di restituirlo nelle stesse condizioni. In assenza di un termine specificato, il comodante può richiedere la restituzione in qualsiasi momento. Nonostante la gratuità, il comodato è talvolta utilizzato in modo improprio per percepire denaro in nero.

Cos’è l’affitto con riscatto e come funziona

L’affitto con riscatto è una formula che permette di unire locazione e acquisto di un immobile. Regolamentata dal decreto Sblocca Italia (DL 133/2014), questa modalità prevede che l’inquilino versi un canone di affitto per un determinato periodo, con una clausola di opzione per acquistare l’immobile al termine del contratto. Il prezzo di vendita viene stabilito al momento della stipula, e le quote d’affitto pagate vengono detratte dal costo finale dell’acquisto. Per questo motivo, il canone mensile è solitamente superiore del 20-30% rispetto a un normale affitto, poiché include una parte destinata al riscatto finale.

Esistono diverse formule per l’affitto con riscatto, ognuna con caratteristiche specifiche. Con il “diritto all’acquisto”, l’inquilino può decidere alla scadenza del contratto se acquistare o meno l’immobile, mentre il proprietario è obbligato a vendere. Con il “patto di futura vendita”, invece, l’inquilino è vincolato all’acquisto e, se rinuncia, perde le quote già versate. Infine, nella formula con “riserva di proprietà”, l’affittuario diventa proprietario solo dopo il pagamento dell’ultimo canone. Questi contratti hanno una durata massima di 10 anni e devono essere trascritti nei registri immobiliari per avere valore legale.

Affitto - fonte pexels - palermolive.it
Affitto – fonte pexels – palermolive.it

Vantaggi e svantaggi per l’acquirente

Per l’inquilino, l’affitto con riscatto offre il vantaggio di entrare subito nell’immobile senza dover disporre di tutta la liquidità per l’acquisto. Durante il periodo di locazione, l’acquirente non paga tasse di proprietà come TASI e IMU, ma versa un affitto più elevato. Inoltre, il prezzo d’acquisto viene bloccato al momento della stipula, una condizione favorevole se il mercato immobiliare aumenta, ma che potrebbe diventare uno svantaggio in caso di svalutazione dell’immobile.

Per il proprietario, l’affitto con riscatto può essere una strategia per rendere più appetibili immobili difficili da vendere. Tuttavia, il proprietario continua a pagare le tasse di proprietà durante la durata del contratto e non può stabilirvi la residenza. Inoltre, il prezzo bloccato rappresenta un rischio nel caso di una rivalutazione del mercato immobiliare, poiché non sarà possibile ottenere un prezzo migliore rispetto a quello concordato inizialmente. Pertanto, è essenziale valutare attentamente i pro e i contro prima di adottare questa formula.