Sequestro beni di mafia a Palermo, Tirrito: “Sindaco Lagalla scelga come gestire queste risorse”

Le parole della portavoce del Co.G.I., il Comitato dei collaboratori di Giustizia

Tirrito

Il sequestro effettuato dalla Dia di beni per 20 milioni di euro – tra i quali 13 immobili – a un imprenditore di Palermo attivo nel settore dei surgelati e ritenuto funzionale alla mafia, è un’ottima notizia. Lo Stato c’è e prosegue nella strada segnata da Falcone, quella cioè di utilizzare le piste economiche sia in fase investigativa per arrivare a chi muove i fili, sia in fase repressiva per togliere disponibilità alla criminalità. Ma va fatto un ulteriore passo, quello di riassegnare i beni confiscati alla società civile, per scopi di pubblica utilità, per attività sociali che possano incidere sul territorio”. Lo afferma Maricetta Tirrito, portavoce del Co.G.I., il Comitato dei collaboratori di Giustizia.

UN MESSAGGIO AL NEO SINDACO LAGALLA

All’attività investigativa – prosegue –  si deve affiancare la scelta politica. Il neo sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, ha preso impegni seri in campagna elettorale riguardo alla lotta alla mafia. Ora è il momento di mettere in pratica le linee guida”. Per la Tirrito è importante come prima azione “la riallocazione delle risorse un tempo mafiose e oggi a disposizione della città”.

INVESTIMENTI E GESTIONE

Servono dunque – come è nel suo programma elettorale – investimenti sulla città. Ma occorre anche tenere alta la guardia su chi li gestirà, chi avrà l’onere e l’onore di servire la città gestendo il processo di assegnazione dei beni confiscati. Bisogna fare attenzione alle teste di legno, che la mafia storicamente cerca di piazzare per continuare a gestire i propri affari mettendosi il vestito buono.

Servirà uno sforzo particolare del neo sindaco – conclude Tirrito -. Dovrà coniugare l’esigenza di rapidità nell’innescare questo processo con la necessaria attenzione ai curriculum e alle storie personali di chi dovrà affiancarlo in questo compito”.