Per il rilascio dei 18 pescatori, la  Libia chiede la scarcerazione di 4 scafisti

Sequestrati dalla Libiaperscatori e pescherecci di Mazara del Vallo. «Estradate i condannati per la Strage di ferragosto», chiedono per rilascoarl. La Farnesina: «Massima attenzione»

Quasi due settimane fa, il primo settembre,  alcune milizie attive nel nord-est della Libia hanno sequestrato due pescherecci siciliani, l’“Antardide” ed il “Medinea”, ed i loro equipaggi. Entrambi appartengono alla marineria di Mazara del Vallo. Da  allora 18 marittimi si trovano in stato di fermo nel Paese africano, “ospitati”, a quanto pare, in una specie di villa, mentre i due pescherecci sono ormeggiati nel porto di Bengasi. 

SITUAZIONE COMPLICATA

La Farnesina ha fatto sapere che sta lavorando per il loro rilascio. Ma la situazione però appare complessa, perché una nota diramata dall’agenzia Nova ha fatto sapere che il Comando generale dell’autoproclamato Esercito nazionale libico  guidato dal generale Khalifa Haftar, ha ordinato alla Marina di Bengasi di non rilasciare i pescatori fino a quando i “calciatori” libici imprigionati in Italia non saranno liberati ed estradati.  

I “CALCIATORI” LIBICI

I ”calciatori” cui fa riferimento la nota dell’agenzia sono  quattro libici detenuti in Italia da quasi cinque anni con l’accusa di «tratta di esseri umani e immigrazione clandestina». Furono riconosciuti colpevoli dal Tribunale di Catania  sia in primo grado che in appello, per la cosiddetta «strage di ferragosto». Nell’affondamento avvenuto nell’estate del 2015,  morirono quarantanove persone. Su questo episodio  il regista Gianfranco Rosi ha realizzato il film-documentario «Fuocoammare» premiato con l’Orso d’Oro a Berlino.  I quattro libici stanno scontando una condanna a 30 anni. In Libia sono conosciuti come i “giovani calciatori” perché i loro familiari,  fin da  dal loro arresto,  hanno sostenuto che “il loro obbiettivo era emigrare per diventare professionisti in un club europeo”. Già in altre occasioni l’ambasciata libica in Italia ha chiesto l’estradizione dei quattro in Libia.