Servizio militare: in Europa dopo la guerra in Ucraina si pensa di nuovo alla leva obbligatoria

Secondo l’Alleanza Atlantica occorre creare una riserva numerosa. Ovvero personale addestrato dalla leva obbligatoria, pronto a entrare in azione con un minimo preavviso

La leva obbligatoria nei paesi della Nato è stata abolita quasi ovunque, tranne che in Grecia, Lituania e Danimarca e in Lettonia, dove è stata reintrodotta a gennaio. Ma la guerra in Ucraina sta facendo cambiare opinione a molti paesi europei. A cominciare dalla Germania, dove già si torna a parlare di servizio militare obbligatorio. Ipotesi caldeggiata dal neoministro della Difesa Boris Pistorius, che ha detto:  «Abolirlo è stato un errore, e potrebbe dimostrare l’importanza di queste istituzioni per il funzionamento della nostra società». In Italia, già da tempo, in proposito  si è espresso favorevolmente Matteo Salvibni, leader della Lega e ministro delle Infrastrutture. Anche perché secondo lui “un anno di insegnamento delle regole, della buona educazione e dei doveri formerebbe dei buoni cittadini”.

La situazione della leva obbligatoria in Europa ed in Italia

In Europa, come detto, la Lettonia l’ha reintrodotta recentemente dopo 15 anni, e la Danimarca vuole estenderla anche alle donne. L’Olanda invece pensa a un sorteggio sul modello della Svezia. Che ogni anno sorteggia 4-5 mila diciottenni per una ferma che dura 11 mesi. Mentre la Polonia, che ha lanciato un programma di riarmo, ritiene che i coscritti siano inutili: «Solo i russi usano i cittadini come carne da cannone». Secondo l’Alleanza Atlantica invece la strada migliore è la creazione di una riserva numerosa. Ovvero personale addestrato con la leva obbligatoria, e pronto a entrare in azione con un minimo preavviso. Come avviene negli Usa con la Guardia Nazionale. Che è stata anche in Iraq e Afghanistan. Mentre in Gran Bretagna ci sono 153 mila professionisti e altri 75 mila ex militari che si esercitano ogni anno per 27 giorni. La Francia ha una riserva di 40 mila uomini, la Germania 30 mila e la Polonia 114 mila. La situazione in Italia:  l’Esercito propone le “forze di completamento volontarie”, create con la sospensione della naja, che hanno 17 mila riservisti. Adesso il presidente del Senato Ignazio La Russa, ha annunciato un disegno di legge che prevede una mini-naja volontaria di 40 giorni per «imparare cosa è non solo l’amore per la Patria, ma il senso civico, il dovere che ciascuno di noi ha di aiutare gli altri in difficoltà».

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