Un detenuto transgender del carcere di Rebibbia (Roma) avrebbe ottenuto da un agente della polizia penitenziaria cioccolatini, sigarette e ricariche telefoniche, accettando la proposta di prestazioni sessuali. L’accusa è mossa della Procura di Roma nei confronti di C.R, assistente capo coordinatore di polizia penitenziaria.
I fatti contestati risalgono al 7 agosto del 2022, mentre il processo con rito abbreviato, così come chiesto dal poliziotto, inizierà a luglio. Per l’uomo potrebbe essere stabilita una pena di reclusione dei 6 ai 10 anni e mezzo.
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Nel capo d’imputazione si legge: «L’agente era temporaneamente in servizio al reparto G12 della struttura penitenziaria quando avrebbe indotto un detenuto transgender ad avere con lui dei rapporti sessuali, abusando della sua qualità e delle sue funzioni». La guardia carceraria avrebbe promesso in cambio al detenuto sigarette, cioccolata e soldi per le ricariche di un telefono, che all’interno del carcere non potrebbe avere». L’accusa citata dal Messaggero continua: «L’induzione era correlata a vantaggi economici per il detenuto e comunque all’esercizio del potere di gestione dei detenuti in capo alla polizia penitenziaria». L’agente in via cautelare, è stato sospeso dal proprio incarico, ma secondo la legale «non c’è la condotta abusante nei confromìnti del detenuto. Questo gli ha evitato un male più grave».