Settimana lavorativa corta, la scelta di Governo è una nuova mazzata per i lavoratori: dovremo passare la vita a lavorare | Poche speranze
La decisione del Governo Meloni sulla settimana lavorativa corta lascia tutti senza parole: lavoratori disperati.
La settimana lavorativa corta è una prospettiva che alletta e affascina milioni di lavoratori. In Italia finora pochissime aziende hanno iniziato a sperimentarla, mentre a livello governativo non è ancora stata presa una posizione ufficiale. O, almeno, non era stata presa fino a poche ore fa.
La notizia che si è appena diffusa ha gettato nello sconforto milioni di lavoratori del Belpaese, i quali già sognavano di poter presto avere diritto alla settimana corta. Mani tra i capelli, dunque, per quella che si configura come una nuova, pesante mazzata per la cosiddetta “classe operaia”.
Da Palazzo Chigi è di fatto arrivata una condanna vera e propria, che allontana qualsiasi prospettiva incoraggiante. Molti cittadini sono sommersi dal lavoro in ufficio e, con questa decisione, rischiano di dover passare tutto il resto della loro vita a dedicarsi esclusivamente al proprio impiego.
Altro che accorciare la settimana: in questo caso si confermano almeno cinque giorni di lavoro su sette belli corposi, con le poche, residue speranze di poter lavorare “soltanto” quattro giorni su sette che stanno andando lentamente a scemare. Ma cos’è successo, nello specifico? Analizziamo assieme la situazione.
La settimana corta diventa utopia: cos’ha deciso il Governo
Com’è noto, il Centrosinistra ha presentato una proposta di legge tesa ad avviare in maniera del tutto sperimentale la settimana lavorativa corta nello Stivale. Un’iniziativa portata avanti dai rappresentanti di Pd, Movimento Cinque Stelle, Si e Verdi e che in molti speravano potesse andare in porto.
Invece, sembra proprio che ci si stia dirigendo verso un “no” categorico. Il Centrodestra infatti ha depositato all’incirca venti emendamenti in commissione Lavoro alla Camera e – si legge sul sito internet di “Sky Tg 24” – tutti sono volti a sopprimere il testo originario in modo integrale o parziale.
Cosa prevede la proposta di legge del Centrosinistra
Se vi state domandando cosa preveda la proposta di legge del Centrosinistra inerente alla settimana lavorativa corta, soddisfiamo prontamente la vostra curiosità. Essa punta alla riduzione dell’orario di lavoro a 32 ore settimanali, rimodulando i turni di lavoro senza nessun taglio in relazione al netto percepito in busta dai lavoratori.
La sperimentazione avrebbe una durata triennale, per poi valutarne i risultati in sede di Governo ed eventualmente adottare questo “format” di lavoro ufficialmente e in pianta stabile. Una prospettiva che soddisfa l’80% degli italiani che hanno risposto a un sondaggio effettuato dalla società NielsenIQ per conto di Pulsee luce & gas. Fra i compromessi che gli stessi sarebbero disposti ad accettare pur di avere la settimana corta, si registrano una maggiore flessibilità sull’orario lavorativo (52%), un incremento della produttività (47%) e un numero ridotto di pause consentite (45%).