Giulia Cecchettin forse poteva essere salvata. Nella puntata di ‘Chi l’ha visto’ del 22 novembre è venuto fuori un particolare che poteva essere risolutivo sulla dinamica dell’ultima sera di Giulia con Filippo Turetta.
La conduttrice Federica Sciarelli e Nicodemo Gentile, avvocato e presidente di Penelope Italia, hanno analizzato il litigio tra gli ex fidanzati e ciò che è avvenuto nelle ore successive. Si è parlato della telefonata fatta al 112 alle 23:18 dal testimone che aveva sentito gridare Giulia. L’uomo disse di aver sentito urlare una donna “mi fai male” e di avere visto anche un uomo calciare una figura che era a terra, senza purtroppo esser riuscito a prendere la targa dell’auto. Ma nel luogo dove ci fu la prima aggressione di Filippo a Giulia, a Vigonovo, i Carabinieri non inviarono nessuna pattuglia.
Il particolare ha trovato conferma in ambienti vicini all’inchiesta. L’indagine è poi scattata domenica, dopo la denuncia di scomparsa di Giulia presentata dal papà. La Procura di Venezia sta facendo accertamenti su quanto accaduto dopo la chiamata del testimone al 112, che segnalava la lite in corso nel parcheggio in via Aldo Moro.
La registrazione della chiamata del testimone verrà acquisita dalla Procura di Venezia . Ovviamente non si può sapere se Giulia si sarebbe salvata, ma il punto è un altro: quando un cittadino chiama, una pattuglia deve andare a verificare quanto segnalato? Il testimone intervistato da ‘Chi l’ha visto’ ha detto ai microfoni della trasmissione: “Ho sentito urlare nel parcheggio di fronte a casa mia e ho capito che c’era un litigio. In quel momento ho avuto paura. Non sapevo se si stessero picchiando. Li ho visti litigare di fronte al parcheggio. Sentivo delle urla di donna. Ho chiamato i carabinieri”.
È un fatto accertato che dopo la denuncia del teste, alle 23:18, Filippo Turetta e la sua Fiat Punto nera hanno vagato per 32 minuti fino alla zona industriale e forse, chissà, poteva essere intercettato. Infanti è da sottolineare che grazie alla riattivazione di alcuni dispositivi elettronici del Piancavallo che erano in manutenzione, ma che avevano in memoria i dati dei veicoli in transito, è stato ricostruito l’intero itinerario percorso, nella notte tra sabato e domenica, dalla Fiat Punto nera su cui si trovavano i due ragazzi veneti.