La Sicilia in dieci libri. Il racconto del Guardian libero da stereotipi

“Una cultura ricca” e variegata, che si sta sforzando di ricostruire un nuovo “racconto” di sé che riscatti quell’immagine che ha fatto della Sicilia un sinonimo di Cosa Nostra

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Dieci libri per raccontare agli inglesi la Sicilia, per coglierne lo spirito senza cadere nella tentazione dei luoghi comuni, a partire dall’accostamento, per tantissimi, naturale tra l’isola e la mafia. Quello compiuto dal giornalista Jamie Mackay è un viaggio nella storia della Sicilia attraverso dieci libri, alcuni grandi classici altri meno famosi, ma ugualmente importanti, proposto ai lettori del Guardian, uno dei migliori quotidiani britannici, tra i più autorevoli, anche se un po’ decaduto, almeno nelle vendite.

UN RACCONTO CHE RISCATTA L’IMMAGINE CUPA DELLA SICILIA

“Una cultura ricca” e variegata, che si sta sforzando di ricostruire una visione del suo futuro proprio grazie a cultura e turismo, a un nuovo “racconto” di sé che riscatti quell’immagine cupa, di strade devastate dalle autobombe, che ha fatto il giro del mondo, facendo della Sicilia un sinonimo di Cosa Nostra. Un binomio che sembrava inscindibile e che sembrava condizionarne il destino. Così, per fortuna, non è arrivata all’Inghilterra uno sforzo per raccontare una Sicilia diversa, se permettete più vera.

IL PRIMO LIBRO: TERRONI

Certamente, tutte le scelte sono discutibili, come personali sono i criteri che portano a farle. Mackay mette al primo posto Terroni, il best seller di Pino Aprile, il volume che ha aperto la strada alla nutrita bibliografia revisionista neoborbonica sulla conquista e annessione delle regioni meridionali, l’ex regno delle Due Sicilie, al Piemonte. “Vivendo in Toscana, sono spesso scioccato dal modo in cui le persone qui usano l’insulto con disinvoltura”, scrive il giornalista del Guardian, a proposito del termine “terroni”, aggiungendo che, “Polemiche a parte, questa è una meravigliosa ricerca e un prezioso catalogo di scomode verità sulle origini dei mali economici del Mezzogiorno”.

IL CONSIGLIO D’EGITTO

Al secondo posto, Il consiglio d’Egitto, di Leonardo Sciascia, “una delle perle segrete della letteratura siciliana”, ma anche “un’allegoria filosofica sulle linee sottili che separano i fatti dalla finzione in Sicilia, e la sfocatura dei confini tra storia e leggenda”.

AL TERZO POSTO: SFARZO E SOSTENTAMENTO

La Sicilia è anche gastronomia, varia e ricca come la sua storia e Mackay inserisce al terzo posto della sua lista Sfarzo e sostentamento: venticinque secoli di cibo siciliano (Pomp and sustenance: twenty-five centuries of Sicilian Food), di Mary Taylor Simeti, giornalista americana figlia di un ex direttore del Metropolitan Museum di New York, attivista al fianco di Danilo Dolci, sposata col docente di Agraria dell’Università di Palermo Antonio Simeti, con il quale ha ristrutturato un’antica masseria vicino a Alcamo, dove la coppia produce olio e vino biologici; la Taylor Simeti ha collaborato con testate come New Yrk Times e Financial Times ed è specializzata proprio nella cucina siciliana. Il libro, scritto nel 1989, racconta attraverso cento ricette, secoli di contaminazioni derivate dai tanti popoli che sono arrivate in Sicilia come colonizzatori o invasori.

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IL BELL’ANTONIO

C’è poi Il bell’Antonio, di Vitaliano Brancati, vivace satira dell’impostazione patriarcale che per tanti secoli ha permeato i rapporti sociali e familiari nell’isola. Tra gli altri grandi autori siciliani, c’è Verga, definito “il più noto dei realisti italiani”, ma anche Teocrito, il poeta siracusano del terzo secolo avanti cristo, inventore della poesia bucolica, coi suoi Idilli. Un precursore di Greta Thunberg e degli ambientalisti. Mackay descrive così l’opera: “Queste composizioni, che riflettono sul rapporto dell’uomo con la natura, il potere distruttivo della tecnologia e la deforestazione, tra gli altri argomenti, forniscono un affascinante precedente alle discussioni contemporanee sull’ambiente”.

IL GATTOPARDO

In qualsiasi racconto della Sicilia attraverso la letteratura non può mancare un riferimento all’autore del Gattopardo; il libro in questione è The last leopard, A life of Giuseppe Tomasi di Lampedusa, di David Gilmour, un testo che attraverso “un accesso senza precedenti a taccuini privati”, ricolloca la vita del Lampedusa nel suo contesto socio politico, in modo rispettoso.

CONVERSAZIONI IN SICILIA

Allo stesso modo, non potrebbe mancare Conversazioni in Sicilia, di Elio Vittorini. Il viaggio nella storia dell’isola riprende con Il regno del sole, 1130-1194: i Normanni in Sicilia Volume II di John Julis Norwich (The Kingdom in the Sun, 1130-1194. The Normans in Sicily Vol. II) “il riassunto inglese definitivo dell’età dell’oro della Sicilia, ed è un affascinante resoconto di come, tra bigottismo e fondamentalismo, gli abitanti dell’isola hanno imparato a valutare le reciproche differenze” e termina con la stretta attualità, nel racconto dello sfruttamento dei braccianti immigrati nelle campagne, tra autorità che “chiudono un occhio” e attivisti e ong che chiedono condizioni di lavoro migliori.

CIAO OUSMANE: LO SFRUTTAMENTO NASCOSTO DEI LAVORATORI MIGRANTI ITALIANI

Ciao Ousmane: Lo sfruttamento nascosto dei lavoratori migranti italiani (Ciao Ousmane: The hidden exploitation of Italy’s Migrant workers) di Hsiao-Hung Pai. Il libro, del 2013, racconta la tragedia di un immigrato senegalese morto in un’esplosione di gas, mentre lavorava come stagionale alla raccolta delle olive.
Un excursus completo, originale, animato dal desiderio di offrire ai lettori inglesi un volto diverso della Sicilia; certamente non una maschera, quella alla quale a forza di fiction, cinema, instant book ci siamo abituati e, orse, anche un po’ rassegnati.