La vicenda sulla situazione esistente in Sicilia, che sta coinvolgendo il governatore della Sicila e il governo Conte , merita qualche riflessione. I fatti sono noti. Il presidente della Regione ha emesso un’ordinanza che, a partire da oggi, impone la chiusura delle strutture d’accoglienza e ha chiesto ai prefetti siciliani di darvi esecuzione. Il ministero dell’Interno è intervenuto affermando che la gestione della sicurezza sanitaria è competenza del governo. Musumeci si appresta a ricorrere alla magistratura, sollevando il conflitto di poteri dello Stato, affinché la sua disposizione venga attuata.
LACUNE GOVERNATIVE
È innegabile che lo scontro ha molti aspetti di notevole gravità, anche perché evidenziano le lacune governative. Come spesso è già accaduto, i poteri centrali rivendicano poteri che poi non sanno o hanno difficoltà a gestire, creando danni. La patata bollente poi viene lasciata in mano agli enti locali, che devono fronteggiare situazioni pericolose, al limite della gestibilità. C’è anche da evidenziare che mentre sull’argomento il governatore siciliano ha tenuto una conferenza stampa, il ministro competente, la Lamorgese, non ha mai parlato direttamente del problema, né ci ha messo la faccia, lasciando trapelare la sua posizione sotto l’ambigua dicitura “fonti del Viminale”.
IN SICILIA SITUAZIONE INCANDESCENTE
Non si può certamente nascondere né ignorare che 58 dei 65 nuovi casi di contagio da coronavirus registrati ieri in Sicilia, sono di migranti in isolamento all’hotspot di Lampedusa. Praticamente in Sicilia i centri d’accoglienza sono diventati i principali luoghi del contagio, come le discoteche in Sardegna o in Emilia-Romagna. Solo una scelta ideologica impedisce che essi vengano chiusi, come invece vorrebbe la logica. Con le piste da ballo, l’esecutivo addirittura aveva dato alle regioni la possibilità di serrate preventive. Tanto che la governatrice calabrese Santelli ne ha approfitato ed ha provveduto a farlo prima di Ferragosto, salvando dal contagio le proprie località turistiche.
INASCOLTATI GLI ALLARMI DELLA REGIONE SICILIANA
In altre parole, in Sicilia è vietato tutelarsi dagli immigrati infetti. Il Viminale, per zittire Musumeci, ha fatto sapere che la competenza su sanità e pandemia appartiene esclusivamente al governo. Però da cinque mesi non ha tenuto in nessuna considerazione, oppure ha minimizzato, gli allarmi lanciati da Palazzo d’Orleans sugli sbarchi di irregolari. Paradossalmente adesso succede che attualmente abbiamo le frontiere chiuse per chi giunge da nazioni a rischio ma ci sono i porti aperti per chi proviene dai campi libici dove è presente il coronavirus. Lasciando poi la gestione sulle spalle della Regione Siciliana. Salvo poi essere pronti a rivendicare le competenze sanitarie, se qualcuno decide che il vaso è colmo.
QUALCUNO DOVREBBE SPIEGARE
Qualcuno dovrebbe spiegare, per esempio la Lamorgese che ha avocato a sé la questione migratoria e la questione sanitaria, perché un greco o un croato positivi oggi non possono assolutamente venire in Italia, mentre un africano senza documenti sì. Sarebbe interessante ascoltarla. Ma è difficile che lo faccia.