Il settore olivicolo sull’orlo del baratro. Nelle scorse ore, Coldiretti Sicilia ha lanciato un allarme sulla crisi che riguarda soprattutto le aziende olivicole della zona occidentale dell’Isola. I costi fortemente aumentati per la produzione, il rialzo smisurato del prodotto finito. Una situazione che sta diventando insostenibile e che mette seriamente a rischio il futuro di una delle produzioni olearie d’eccellenza di tutta Italia.
Palermo Live ha intervistato sulla tematica l’imprenditore Stefano Marcenò, gestore di un’azienda agrumicola e olivicola di Castelvetrano.
“Quest’anno abbiamo avuto un’annata molto particolare. Una produzione nettamente inferiore in primis per l’impatto meteorologico: dalla sciroccata del mese di giugno alla siccità persistente fino alle prime piogge di qualche settimana fa. Ammetto che il nostro ‘triangolo’ (Castelvetrano-Partanna-Campobello di Mazara) è di certo più agevolato rispetto ad altre zone grazie al Consorzio di Bonifica, ma ci sono comunque problemi di mancata manutenzione”, dichiara.
“Ci troviamo in seria difficoltà. Se continua così, nel giro di qualche anno saremo costretti a chiudere. Il nostro settore è sempre stato interessato dalle crisi, è vero, ma sempre con degli alti e bassi. Riuscivamo sicuramente a gestire bene i prezzi, cosa che adesso ci appare impossibile”.
Altra problematica riguarda i commercianti, o meglio i loro prezzi di rivendita. “La zona di Castelvetrano è prettamente olivicola ma purtroppo siamo in mano a dei commercianti che ‘Fanno cartello’. E poi, ovviamente, c’è l’aumento dei costi, come stanno riscontrando ormai diversi se non tutti i settori. Sia per quanto riguarda l’acqua, l’energia e i prodotti agricoli, come i concimi”.
Sulle possibili soluzioni riguardo alle varie problematiche, determinante apparirebbe la formazione di una cooperativa tra tutti i lavoratori del settore.
“Una soluzione potremmo trovarla nello spirito cooperativistico. Tassarci di 1.000/2.000 euro ciascuno ed aprire una cooperativa. È la nostra unica speranza. Siamo riusciti a bloccare la raccolta per dare un forte segnale, soprattutto nei confronti dei commercianti. Non possiamo arrenderci adesso – continua. Con una cooperativa potremmo essere in grado di stabilire un prezzo minimo e poi variarlo in base al calibro delle olive. Questa sarebbe inoltre un’ottima alternativa anche per fronteggiare la concorrenza, sempre più spietata e sleale“, conclude.